Da Pili a Scelli, i successori-desaparecidos del Cavaliere
In venti anni di politica Silvio Berlusconi non ha mai saputo trovare un successore. Eppure i potenziali "delfini" sono stati innumerevoli: chi ha avuto la pazienza di contarli, assicura che, con l'ultimo arrivato, Giovanni Toti, si raggiunge quota trenta. Astri nascenti "bruciati" dallo stesso detentore del trono. Ecco un catalogo (incompleto) dei successori mai arrivati alla corona
di Riccardo Ferrazza
4. I successori-desaparecidos del Cavaliere / Maurizio Scelli, il "crocerossino" che si bruciò a Firenze
Fu una delle molte infatuazioni di Silvio Berlusconi che però non portò a nulla. Maurizio Scelli era il commissario straordinario della Croce rossa che ebbe un ruolo importante nella liberazione delle due Simone, ostaggi italiani in Iraq. Si mise in testa di fare il salto in politica portando in dote a Silvio Berlusconi un consenso maturato nel suo incarico, soprattutto tra i giovani. Nel 2005 il movimento aveva già un nome, "Italia di nuovo", e a Firenze si celebrò quello che doveva essere l'inizio di un'ascesa che avrebbe portato, qualcuno ipotizzava, a un ruolo importante per Scelli accanto all'ex Cavaliere. Le cose andarono diversamente: il Palamandela risultava semivuoto e Berlusconi decise rinviare il suo intervento fino all'arrivo dei rinforzi spediti da Marcello Dell'Utri che attinse ai suoi "circoli". Ma al Cavaliere non andò giù neanche la scelta di invitare a parlare gli ex Nar Mambro-Fioravanti. L'astro nascente si trasformò subito in stella cadente. La sua storia come possibile "delfino" naufragò definitivamente quando l'estate di quell'anno fece rivelazioni sull'operazione in Iraq che fece infuriare il sempre felpato Gianni Letta: «È impazzito, un ragazzino con l'ansia di protagonismo».
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