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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2014 alle ore 11:50.
L'ultima modifica è del 16 aprile 2014 alle ore 12:36.

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Le richieste di Berlusconi
Berlusconi aveva chiesto di scontare la condanna presso una Onlus «di famiglia» nel comune di Macherio, dove sarebbe in costruzione una cascina per l'assistenza di disabili fisici e psichici. La gestione di questa struttura sarebbe affidata a «soggetti dell'orbita berlusconiana» ed è per questo motivo che il sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna, si era opposto nell'udienza della scorsa settimana alla richiesta degli avvocati del leader di Forza Italia, proponendo che l'affidamento in prova avvenisse presso la struttura per anziani indicata dall'Uepe. A Macherio, che dista solo cinque chilometri in linea d'aria da Arcore, Berlusconi possiede Villa Belvedere, la residenza dove fino a poco tempo fa ha vissuto l'ex moglie Veronica Lario.

Nell'udienza del 10 aprile il sostituto procuratore generale Lamanna aveva affermato che «l'affidamento potrà essere revocato se Berlusconi diffamerà ancora i giudici». Lamanna aveva portato in aula la copia di un articolo dello scorso 7 marzo nel quale erano riportate alcune frasi dell'ex presidente del Consiglio riferite alla vicina decisione del tribunale di sorveglianza: «Sono qui a dipendere da una mafia di giudici». Dunque, aveva spiegato Lamanna, stando a quanto prevede la legge, l'affidamento potrà essere revocato se Berlusconi, come ha già fatto in passato in diverse occasioni, diffamerà i singoli magistrati.
«Un conto sono gli attacchi alla magistratura - aveva chiosato Lamanna -, un conto gli attacchi ai singoli giudici. Il reato di diffamazione esiste ancora. I giudici non sono né angeli vendicatori né angeli custodi, ma applicano le leggi così come sono state interpretate dalla Corte di Cassazione» Il pg aveva poi ricordato che «ci troviamo davanti a una persona condannata a quattro anni, diventati un anno per effetto dell'indulto. Una persona che ha un lavoro e che ha solo questa condanna sul certificato penale. Se non si chiamasse Silvio Berlusconi sarebbe affidato, de plano, ai servizi sociali». Per questi motivi Lamanna aveva dato parere favorevole all'affidamento secondo le condizioni stabilite dall'Uepe e aveva contemporaneamente espresso il suo no alla proposta contenuta nella memoria difensiva presentata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Franco Coppi che prevedeva l'affidamento alla Onlus del gruppo Berlusconi a Macherio.

L'incognita Ruby
Più che al verdetto di oggi del tribunale di sorveglianza, però, il destino di Berlusconi è legato al processo Ruby. In primo grado l'ex premier è stato condannato a sette anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile. Il processo di appello comincerà il 20 giugno e presumibilmente sarà terminato entro l'estate.

La Cassazione avrà poi un anno di tempo per pronunciarsi. In caso di condanna, per Berlusconi potranno davvero spalancarsi le porte del carcere. Il leader di Forza Italia perderebbe anche il beneficio dell'indulto che ha cancellato tre dei quattro anni di condanna per frode fiscale del processo sui diritti tv Mediaset. La legge sull'indulto è del 31 luglio 2006 e all'articolo 3 prevede che «il beneficio dell'indulto è revocato di diritto se chi ne ha usufruito commette, entro cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un delitto non colposo per il quale riporti condanna a pena detentiva non inferiore a due anni». I reati di cui Berlusconi è accusato nel processo Ruby sono stati commessi fino al maggio 2010, dunque ampiamente entro i cinque anni. E la recidiva, in base all'articolo 47 della legge sull'ordinamento penitenziario, potrebbe escluderlo dal beneficio degli arresti domiciliari aprendogli, in caso di condanna, le porte del carcere.

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