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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2014 alle ore 08:14.

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Ma il 18 aprile, a cancellare questa fragile sensazione di pace, arriva l'esplosione del l'ambasciata americana: 63 morti. In autunno, il 20 settembre, viene colpita la santabarbara della Folgore e nelle immagini, poche ore dopo, è tutto un raccogliere i pochi proiettili inesplosi. Qualche fotografia più in là e la storia di Beirut, il 23 ottobre, registra gli attentati ai settori americani e francesi: 241 morti il primo, 56 il secondo. «Disubbidendo agli ordini, avevo preso la jeep ed ero andato a fotografare i nostri soldati, che aiutavano i marines a sollevare le macerie», ricorda Nespoli. «Sono a metà strada quando sull'altra corsia vedo Angioni, nome in codice Condor1, che sta tornando dal settore americano. Subito mi chiama sulla radio: Charlie 2, ma dove stai andando? Inchiodo, penso al peggio, e mentre sto per prendere il microfono, sento la voce del capitano Cantatore: Condor1 da Charlie1. Avanti Charlie1. Comandante, l'ho mandato io a fotografare i nostri. Ok, va bene. Cantatore mi aveva coperto, e pensare che ero scappato pure da lui».
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