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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2014 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 04 maggio 2014 alle ore 21:26.

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Berlino vuole un'altra Ginevra
Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier si è espresso oggi a favore di una seconda conferenza di Ginevra per tentare di trovare una soluzione alla crisi ucraina. A metà aprile Ucraina, Russia, Usa e Ue avevano raggiunto un accordo nella città svizzera per giungere ad una de-escalation della crisi e al ristabilimento di una stabilità politica ed economica del paese. Ma il testo concordato è rimasto lettera morta e la violenza non si è fermata.

Sloviansk circondata
Adesso Slovyansk è isolata: nelle scorse ore nella città epicentro del separatismo sono stati liberati gli osservatori militari dell'Osce, ora l'esercito ucraino ha bloccato la principale arteria stradale di collegamento con la città, la roccaforte dei ribelli filo-russi nell'est del Paese. I soldati hanno costruito una barriera a circa 2 km da Slovyansk, tagliando anche il collegamento verso Donetsk, capitale regionale. «La città è completamente circondata», ha riferito Stella Khorocheva, portavoce dei separatisti filorussi.

Truppe si spostano a Donetsk, la città del referendum
Intanto l'offensiva sferrata dalle truppe ucraine in varie roccaforti della regione mineraria di Donetsk, dove il 11 maggio è stato indetto un referendum locale sulle orme di quello di Crimea, mette in allerta i miliziani filorussi che controllano vari edifici pubblici nel capoluogo regionale. Di fronte all'avanzata della Guardia Nazionale, i ribelli hanno dichiarato la mobilitazione generale in città. In segno di lutto per le 46 vittime di Odessa, in gran parte filorussi, le bandiere che ondeggiano dinanzi al municipio di Donetsk sono listate a lutto.

Bild: Cia e Fbi in Ucraina
Cia ed Fbi in campo nella crisi Ucraina, con decine di 007 e agenti federali schierati a sostegno del governo di Kiev. Lo rivela il quotidiano tedesco Bild, nel momento in cui gli Stati Uniti si interrogano sulla necessità o meno di un maggiore coinvolgimento nell'est europeo, anche militare. Barack Obama ha fin qui seguito una linea di massima cautela, pressando Mosca con limitate sanzioni nella speranza che Putin accetti di risolvere le tensioni in atto diplomaticamente, attorno a un tavolo con tutte le parti coinvolte. Questo nonostante siano in molti in America a spingere per sanzioni molto più pesanti nei confronti del Cremlino, accusando il presidente Usa di mancanza di leadership. Ma quest'ultimo ha fatto chiaramente capire (anche dopo l'ultimo incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel) di non volere - almeno per ora - fughe in avanti, preferendo agire insieme agli alleati europei che, dalla Germania in giù, temono per i rapporti economici e finanziari che li legano alla Russia.

Gli sviluppi
I morti di Odessa e l'offensiva militare peseranno negli sviluppi del prossimi giorni ma la confusione aumenta al di là degli schieramenti internazionali e orientamenti politici: il Wall Street Journal qualche giorno fa pubblicava un editoriale dal titolo «Diamo una chance a Putin», ieri il quotidiano francese Le Monde scrivevs che si sta avverando in Ucraina il peggiore scenario e che Putin sta giocando la carta del caos.

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