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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 22:04.

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Jordi Bertomeu (Olycom)Jordi Bertomeu (Olycom)

Quali sono allora le prossime strategie per i mercati meno tradizionali?
Noi abbiamo puntato pienamente su Francia, Germania e Inghilterra. Non sono però mercati allo stesso livello: la Germania è più matura, negli scorsi anni ha fatto molto bene ed ha una lega molto stabile. Con l'entrata in campo del Bayern Monaco dimostra di voler puntare in alto. Il mercato francese ha tradizione, ma ad oggi non è allo stesso livello di quello tedesco. Qui bisogna recuperare quel che è stato un tempo, si tratta di un mercato grande con interessi televisivi importanti. Il Regno Unito è un territorio difficile ma non soltanto per noi, anche per la NBA. Dal punto di vista professionistico lì la pallacanestro non è uno sport di primo livello. Per noi è una sfida, quella di capire come espandere la nostra presenza in Inghilterra, e stiamo lavorando con Londra per un progetto a lungo termine riguardante il campionato l'apertura ad una squadra.

Eppure lo scorso anno da Londra non si è avuta la risposta di pubblico che ci si aspettava…
Forse è vero che la presenza di pubblico non è stata paragonabile ai livelli a cui ci eravamo abituati, con i dodici anni di sold out in ogni partita, bisogna però dire che Londra ha portato ben altri risultati dal punto di vista della promozione e della visibilità. Poche persone possono capirmi quando dico che dal mio punto di vista quella di Londra è stata la migliore Final Four della storia, perché se a livello di pubblico non è andata benissimo, dal punto di vista del mercato è stato invece un momento chiave per il futuro dell'Eurolega. Per questo Londra rimane importante per il nostro sviluppo.

Milano invece quest'anno ha ottenuto risultati incoraggianti già nelle fasi precedenti dell'Eurolega, con il triplo degli spettatori rispetto allo scorso anno.
A Milano ci si va con un approccio diverso, non abbiamo bisogno di spiegare cos'è la pallacanestro. Sappiamo bene che Milano ha tradizione e i risultati europei di quest'anno non sono un caso, ma la conseguenza del buon lavoro della dirigenza. Cinque mesi fa nessuno si sognava Milano in lotta fino all'ultimo per un posto alle Final Four, mentre la nostra scelta è caduta su Milano a luglio. Noi davamo già per certa la tradizione di Milano, anche se con un impianto non al massimo livello europeo, ma con la capacità adatta per un evento del genere. Abbiamo preferito tornare ad un mercato più tradizionale.

Un impianto non di alto livello: è questa la più grande piaga italiana?
È vero, è un punto molto pesante per l'Italia. Al di là di Torino, non ci sono altri progetti. Ricordo tempo fa che si parlava di un nuovo impianto a Roma con Walter Veltroni, ma non se n'è fatto più nulla. In Italia oltre a Torino e Pesaro non ci sono palazzetti di grande capienza. Questa è una grande preoccupazione per noi. Si parla di nuovi progetti a Milano e questa è una buona notizia. Anche la Francia si sta svegliando, il Governo ha approvato un piano per lo sviluppo di nuovi impianti nei prossimi 7-8 anni e anche l'Italia deve muoversi in questo modo. Noi faremo in modo di abbellire il palazzetto, ma resta sempre un impianto vecchio.

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