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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2014 alle ore 06:38.

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Dunque alla fine lo "scalpo", ed è la cruda espressione usata in Aula in mattinata dallo stesso presidente dei deputati dem Speranza, è arrivato. Nel Pd, e non solo tra chi ha votato contro, è forte la sensazione che Genovese sia stato sacrificato sull'altare della campagna elettorale. Lui, il deputato inquisito, ha atteso il risultato delle votazioni a Messina e in serata si è costituito dopo aver salutato la sua famiglia. Per il Pd non c'era altra via. E Renzi ha evitato che la vicenda finisse nel tritacarne in cui si sta trasformando questa campagna elettorale. Va da sé che il M5S ha subito rivendicato la «pressione fortissima» esercitata sul Pd mentre il blog di Beppe Grillo pubblicava stralci delle intercettazioni legate all'inchiesta su Genovese. «Abbiamo costretto il Pd a votare oggi l'arresto del piddino Genovese. Li stiamo mandando a casa. Vinciamo noi! Li mandiamo a casa a uno a uno!», è infine la "chiosa" di Grillo su Facebook. Da parte sua Renzi è soddisfatto dell'accelazione del Pd che ha spiazzato i grillini, ormai convinti del rinvio a dopo le elezioni. «Siamo andati dritti», ha commentato con i suoi a fine giornata mettendo a punto le prossime tappe della campagna elettorale. «Il Pd non prende lezioni sulla legalità da Grillo».
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La vicenda
LE ACCUSE
L'inchiesta sui fondi alla formazione professionale
Nel giugno 2013 il deputato Francantonio Genovese, ex sindaco di Messina e uomo forte del Pd siciliano, risulta indagato dalla procura messinese in una inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale. L'accusa parla di «sistema Genovese» attorno a tre centri di formazione professionale del messinese: le spese per gli acquisti dei beni necessari all'attività formativa erano gonfiati per ottenere finanziamenti superiori ai costi sostenuti. Per Genovese e il suo clan le accuse sono associazione a delinquere, peculato e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche
LO SCONTRO PD-M5S
L'ipotesi rinvio del voto sulla richiesta d'arresto
Il 19 marzo il gip dispone l'arresto di Genovese. Il 7 maggio la Giunta per le autorizzazioni della Camera dà il primo sì all'arresto, con i voti favorevoli di Pd, M5S e Sel, bocciando la relazione di Antonio Leone (Ncd) che aveva sostenuto l'esistenza di "fumus persecutionis" nei confronti del collega. Mercoledì si diffonde la notizia di un possibile slittamento a dopo le europee del voto definitivo dell'aula della Camera. Il M5S accusa il Pd di voler salvare Genovese. Il Pd è per l'arresto, ma teme che l'esito del voto segreto gli si possa ritorcere contro in piena campagna elettorale
IL SÌ ALL'ARRESTO
L'impasse si sblocca: sì all'arresto con voto palese
Con il Pd sotto pressione, ieri la conferenza dei capigruppo ha deciso di far votare subito l'aula sull'arresto di Genovese. All'unanimità i gruppi si sono espressi per il voto palese. Poco prima era stato lo stesso premier Renzi a dire: «Il Pd chiede di votare subito per l'arresto di Genovese con voto palese». Il sì all'arresto è passato con 371 sì e 39 no. Hanno votato sì Pd, M5S (in foto il gesto del deputato Manlio Di Stefano), Sel e Scelta civica. Contrari Fi e Ncd. A sorpresa tra i no anche 6 del Pd. Libertà di coscienza per il gruppo Per l'Italia. Il Pd era presente all'84%, M5S al 70%, Fi al 31%, Ncd al 32%

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