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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2014 alle ore 08:13.

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Della nefasta, ma imprescindibile, influenza dell'Europa parla anche L'ambigua avventura. Il protagonista, Samba Diallo, cugino del capo dei Diallobé, dopo aver frequentato la scuola coranica viene mandato a quella dei bianchi «per imparare come questi riescano a vincere senza avere ragione». Va all'università a Parigi e annovera insieme agli antichi maestri anche filosofi come Pascal e Cartesio, ma continua a disprezzare la scienza, che secondo lui, poiché è basata sulla prova, è apparenza (sic!), è una verità parziale, superficiale, non l'appagante e avvolgente Verità cui l'aveva iniziato la scuola coranica. È lacerato tra la fede musulmana, la cultura ancestrale e quanto appreso in Occidente quando torna al paese per succedere al maestro dei Diallobé. Un pazzo lo esorta a pregare sulla tomba del vecchio insegnante e al suo rifiuto lo uccide. «Molti hanno detto che l'ho fatto morire perché non credevo a una possibilità di sintesi tra le due culture, ma non è vero – si difende Kane –. Quando scrissi il libro, negli anni 50, volevo mostrare che entrare in stretto rapporto con l'Occidente poteva voler dire abdicare alla propria identità, anche perché il colonizzatore sviliva il nostro sapere, ma che respingere il confronto era ugualmente un errore. Avevo intuito che alcuni avrebbero rifiutato l'incontro con l'altro. Il pazzo che uccide Samba Diallo non è che la premonizione degli integralisti di oggi».
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