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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 07:09.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2014 alle ore 08:00.

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In realtà, al di là delle apparizioni nei cda del Teatro San Babila e dell'Ibi, Frigerio sembra essere stato molto occupato negli ultimi anni a stringere relazioni con manager e politici soprattutto dell'orbita berlusconiana nonostante i suoi impegni nel "bureau politique" del Partito popolare europeo a Bruxelles. Era però nella sede del Centro culturale Tommaso Moro, in via Andrea Doria a Milano che Frigerio passava gran parte del suo tempo. E qui c'è anche la sede operativa della società cooperativa Edizioni La Bussola, il cui amministratore delegato è Angelo Frigerio, figlio di Gianstefano.
La Bussola - che nel 2012 ha realizzato un fatturato di 385mila euro e un utile di appena 1.083 euro - è la società editrice de Il Punto, un mensile "free press" distribuito nell'hinterland della provincia di Milano e nella provincia di Monza e Brianza, il cui direttore responsabile è, appunto, Angelo Frigerio. Secondo i pm, Maltauro e altri imprenditori facevano pubblicità sul mensile solo per assicurarsi i servigi dell'ex parlamentare di Forza Italia.

Greganti, l'uomo-cerniera tra Pd e coop
Nella richiesta di arresto inviata da Gittardi e D'Alessio al gip Fabio Antezza spicca un Accordo di partnership tra la società Olicar di Bra (Cuneo) e la Seinco En.Ri. di Torino. Il testo dell'accordo viene inviato per email da Greganti al titolare della Olicar il 13 gennaio 2014. Per gli inquirenti si tratta di un falso contratto di consulenza, insomma di una tangente. Ma perché il "compagno G" invia un contratto a nome della Seinco? Greganti non ha cariche nella società che ha sede in Corso Re Umberto 8 a Torino ed è amministrata dal commercialista Federico Gruarin. Eppure l'ex funzionario del Pci - che coltiva frequentazioni con esponenti del Pd, con manager delle coop rosse ed è di casa al Senato - utilizza un telefono intestato alla Seinco, e il suo numero viene intercettato dagli investigatori.

La Seinco En.Ri. fa parte del Gruppo Seinco, controllato al 100% dalle due figlie di Greganti, Barbara (che è anche amministratore delegato) e Luna. Il presidente del Cda è Gruarin, presente nei cda di una quarantina di società. Fino al giugno dell'anno scorso circa il 30% delle azioni del Gruppo Seinco era in mano a una società semplice, la Li.Ra. di Torino, e una piccolissima quota era controllata dallo stesso Gruarin. La società si occupa di fornire servizi e consulenza alle aziende e ha un capitale sociale di 36mila euro. L'ultimo bilancio depositato, quello del 2012, mostra un fatturato di 38.700 euro e una perdita di 16.841.

Oltre alla Seinco En.Ri. (energie rinnovabili), il gruppo controlla il 15% della Società Energetica Vinovo (il cui azionista di maggioranza, con il 40%, è l'Stc Group di Forlì). Fino a pochi mesi fa la società delle figlie di Greganti possedeva anche il 25% della Immobiliare Savigliano, il 25% della Mozzone Building System, una società che progetta e costruisce case prefabbricate in legno («Mi occupo della filiera del legno», aveva detto Greganti nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip), e una quota analoga nella Finomnia, una srl che realizza e gestisce strutture ricettive, dagli alberghi agli stabilimenti balneari. La quota della Finomnia, società che ha come amministratore unico il solito Gruarin, è stata ceduta alla Sistema Reti srl, controllata a sua volta dalla Tradecom. E a chi fa capo la Tradecom? Impossibile dirlo. Il 95% delle azioni è posseduto dalla Solidus Holding controllata per il 50% dalla General Power di Cuneo, mentre il restante 50% è intestato alla società Gestioni Fiduciarie di Udine. Anche gli azionisti della General Power sono sconosciuti, schermati dietro un'altra fiduciaria, la romana Servizio Italia. Ma in questo, Greganti non c'entra.

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