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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 10:37.

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Se tutti i cittadini europei pedalassero come i danesi, i ciclisti più virtuosi dell'Unione, si potrebbero ridurre del 15% le emissioni di anidride carbonica legate alla mobilità e ai trasporti, salvando la vita a circa 2.500 persone ogni anno e generando più di 1.500 posti di lavoro. Alla luce di questi numeri è facile capire perché l'Unione europea abbia deciso di sostenere con 1,58 milioni di euro il progetto Bike Intermodal, che coinvolge partner di diversi paesi, con l'obiettivo di realizzare la prima bicicletta supercompatta. Il primo prototipo realizzato è promettente: pesa appena 7,5 chilogrammi, può essere chiuso in un trolley (50 x 40 x 15 cm) più piccolo di quello che si utilizza per il bagaglio a mano in aereo e ha perfino un motore elettrico in grado di assistere la pedalata.

Il progetto nasce sotto i buoni auspici dei settori più dinamici del mercato delle due ruote, vale a dire il segmento elettrico e quello delle pieghevoli. In questo caso, però, lo sforzo è quello di esasperare il concetto, facendo una bicicletta non soltanto pieghevole ma addirittura trasportabile (il volume è circa il 20% di quello di una pieghevole standard), con il plus di un kit elettrico superleggero. Un progetto ad alto contenuto tecnologico che prevede un telaio pretensionato che si apre e si chiude come il carrello di un aereo, realizzato con cavi nautici e alluminio pressofuso, ma i progettisti stanno vagliando anche la possibilità di sfruttare le qualità del magnesio e del grafene. L'utilizzo dei cavi nella struttura del telaio, comunque, non è l'unica soluzione originale del progetto Bike Intermodal che prevede una forcella anteriore e un carro posteriore monobraccio, pedivelle molto compatte e una ruota anteriore più grande (16 pollici) rispetto a quella posteriore, soluzione che dovrebbe assicurare stabilità e guidabilità, tradizionali punti deboli di tutte le biciclette supercompatte.

La natura europea di Bike Intermodal si può rintracciare anche nella composizione dei partner che si sono consorziati per dare vita al progetto: l'Italia è in prima linea con Tecnologie Urbane, società specializzata nel design urbano con base a Firenze, e Trilix, azienda automobilistica di Torino con competenze di design e engineering, cui si aggiungono anche l'Università di Firenze e l'Ataf, l'azienda del pubblico trasporto del capoluogo toscano. Gli altri partecipanti sono Lpp, l'azienda di trasporti di Lubiana, Maxon Motors, società svizzera che ha realizzato il motore elettrico di Bike Intermodal, e Ticona, produttore tedesco di polimeri per il settore automobilistico.
«Con questo prodotto abbiamo coniugato le migliori pratiche a livello di design, produzione e assemblaggio», spiega Alessandro Belli, numero uno di Tecnologie Urbane e Ceo della neonata start-up Bike Intermodal. «Abbiamo impiegato i materiali più innovativi per creare una bicicletta supercompatta, leggera e accattivante, in grado di rispondere alle esigenze della vita urbana. Siamo speranzosi che il prodotto sarà apprezzato non solo dei patiti della bici, ma incoraggerà anche i riluttanti a montare in sella e sperimentare la libertà che il mezzo assicura».

Il progetto Bike Intermodal, già vincitore del Premio Gaetano Marzotto, Dall'Idea all'Impresa, potrebbe arrivare presto sul mercato se, come nei piani di Alessandro Belli, la piccola start-up riuscirà a chiudere gli accordi in corso di discussione con una serie d'investitori e alcuni importanti player del settore automobilistico. Parlando di mercato, la domanda è scontata: quanto costerà? Di numeri certi, per adesso, non ce ne sono ma secondo alcune stime il prezzo potrebbe aggirarsi intorno agli 800 euro, anche se ce ne vorranno circa 1.300 per il modello con il motore elettrico. Probabile anche un entry level a scatto fisso, intorno ai 500 euro.

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