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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 10:25.
L'ultima modifica è del 30 maggio 2014 alle ore 14:35.

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Costo annuo della rete dele filiali in calo del 25%
La riorganizzazione della rete territoriali di Bankitalia, tra il 2008 e il 2010 ha comportato la riduzione del numero delle filiali da 97 a 58, «il costo annuo della rete é diminuito di circa il 25% in termini reali«, così il governatore di Bankitalia in occasione dell'assemblea annuale di Bankitalia.

Bankitalia, a Stato 1,9 mld; bene riforma governance
«I risultati dell'esercizio 2013 consentono di sottoporre all'Assemblea una proposta di ripartizione degli utili che, in aggiunta agli accantonamenti al fondo rischi generali, prospetta congrue assegnazioni alle riserve a fronte dei rischi connessi con la crisi; tenuto conto delle condizioni di mercato, la proposta prevede la corresponsione ai partecipanti di un dividendo pari a 380 milioni; riconosce allo Stato l'importo residuo di 1,9 miliardi, che si aggiunge a imposte di competenza per 1,6 miliardi». Dati forniti dal governatore , secondo cui la recente riforma dell'assetto proprietario di Palazzo Koch «conferma il modello di partecipazione basato sull'industria finanziaria, comune ad altre importanti banche centrali; ribadisce l'impossibilità per i partecipanti di influire sull'esercizio delle funzioni istituzionali della Banca. Esso, aggiunge Visco «supera tratti anacronistici e anomalie maturati nel corso di decenni; rende più trasparente il processo di distribuzione degli utili; chiarisce, circoscrivendoli, i diritti economici e patrimoniali dei partecipanti. Questi ultimi continuano a non avere alcun diritto sulle riserve valutarie e auree, la cui funzione pubblica é fuori discussione»

Il valore del capitale, stabilito dalla legge in 7,5 miliardi di euro, contro i 300 milioni di lire fissati nel 1936, dice ancora Vico, «é coerente con la stima effettuata dalla Banca d'Italia su incarico del Governo». L'aumento, spiega il governatore, «é stato operato con il trasferimento a capitale di parte delle riserve statutarie, senza incidere sul patrimonio complessivo della Banca e senza oneri per la finanza pubblica. La riforma evita indebiti trasferimenti di ricchezza a vantaggio o a danno dei partecipanti».

Visco ha replicato anche ad alcune osservazioni dei mesi scorsi e alle accuse che l'operazione sia stato un regalo alle banche. «Nel precedente assetto», ha messo in evidenza il governatore, «in aggiunta ai dividendi i partecipanti percepivano una somma proporzionale alle riserve statutarie della Banca, destinate ad aumentare indefinitamente nel tempo per l'automatico reinvestimento dei loro frutti e l'accantonamento di parte degli utili annuali. Nell'eliminare i diritti dei partecipanti sulle riserve statutarie, le nuove regole hanno sancito che spetta loro il solo dividendo a valere sull'utile netto, fino a un massimo del 6 per cento del capitale, quindi non oltre 450 milioni. Importi crescenti nel tempo senza limiti sono stati sostituiti da dividendi inizialmente più alti ma soggetti a un limite massimo fisso».

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