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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2014 alle ore 14:31.
L'ultima modifica è del 23 giugno 2014 alle ore 08:32.

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Le ultime inchieste confermano ancora una volta il mondo degli appalti quale settore particolarmente colpito dall'illegalità.
Le attività investigative svolte nei primi 5 mesi del 2014 hanno fatto emergere procedure d'appalto viziate da irregolarità per 1,1 miliardi di euro, nonché responsabilità per connessi reati nei confronti di 374 soggetti, di cui 34 tratti in arresto.

In epoca di spending review la Gdf può fare la sua parte?
La Guardia di Finanza sta da tempo facendo la sua parte. Per fronteggiare il trend decrescente degli stanziamenti di bilancio, infatti, sono già stati adottati provvedimenti di razionalizzazione e riorganizzazione interna. Tra essi cito, ad esempio, le iniziative di carattere infrastrutturale assunte per la riallocazione di caserme in immobili demaniali e il concentramento di più unità operative alla stessa sede (nel periodo che va dal 2009 al 2013 sono stati soppressi ben 72 reparti) che hanno consentito di ottenere consistenti risparmi di natura finanziaria e recuperi di personale all'attività operativa per 900 unità.

Un terzo fronte caldo in Italia è il riciclaggio. Come procedono le segnalazioni degli operatori?
Le segnalazioni di operazioni sospette sono in continuo aumento e dall'inizio dell'anno ne sono state approfondite 10.753 (quasi il doppio rispetto all'analogo periodo del 2013). Più in generale, la lotta al riciclaggio di "capitali sporchi" è stata sviluppata attraverso 309 indagini di polizia giudiziaria e complessivamente sono stati individuati 542 milioni di euro oggetto di riciclaggio e oltre 30 milioni di euro di denaro contante trasferito illecitamente, da e verso l'estero.

Si può fare di più?
Sarebbe auspicabile l'introduzione nel codice penale della norma sul cosiddetto "autoriciclaggio", analogamente a quanto previsto in altri Paesi (Spagna, Portogallo, Svizzera e Olanda). Ciò permetterebbe un più agevole accertamento sul piano probatorio delle condotte di riciclaggio e un più efficace utilizzo delle misure di aggressione patrimoniale (si pensi al sequestro e alla confisca).

Come giudica il progetto di legge sulla voluntary disclosure?
Positivamente. Vi abbiamo contribuito anche noi, del resto, con due nostri ufficiali che hanno partecipato ai gruppi di lavoro. Vedo con piacere, poi, che sulla stampa sta passando una mia proposta: quella di premiare chi usa quei capitali per investire in titoli di Stato e nelle imprese.

Siamo il paese del Made in italy. Come si possono tutelare marchi e prodotti delle imprese italiane?
Per combattere questa minaccia globale, occorre impostare l'azione di contrasto unendo gli sforzi e facendo sistema tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti. Sul territorio sono state già positivamente sperimentate delle efficaci iniziative di cooperazione anche con le associazioni di categoria e le Camere di commercio. Ricordo che la Guardia di Finanza, dal 1° gennaio, ha realizzato un'innovativa piattaforma informatica – il Siac (Sistema informativo anticontraffazione) - che, tra l'altro, consente alle imprese titolari di marchi di inserire importanti informazioni di pronta consultazione sui propri prodotti, estremamente utili alle unità operative di controllo per riconoscere, con certezza e tempestività, i prodotti veri da quelli falsi. Nel solo comparto della lotta alla contraffazione, il Corpo ha denunciato, nei primi cinque mesi del 2014, oltre 2.200 responsabili e sequestrato circa 44 milioni di prodotti. È un'attività essenziale per difendere il Made in Italy, ma anche la salute pubblica. Sigarette contraffatte, giochi, utensili prodotti con standard bassissimi sono altamente nocivi. È un rischio reale che va segnalato con la massima chiarezza ai consumatori di questi prodotti.

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