Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 09:37.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 14:48.

My24
Il primo ministro Benjamin Netanyahu (Ap)Il primo ministro Benjamin Netanyahu (Ap)

Il primo ministro Benjamin Netanyahu oggi si troverà di fronte a un bivio, come è già accaduto in passato ad altri governi israeliani. Limitarsi a una rappresaglia, che è già cominciata questa notte per vendicare l'uccisione a Hebron dei tre giovani israeliani, o intraprendere una nuova guerra a Gaza?
Le pressioni dell'opinione pubblica sono forti, l'emozione e lo sdegno irrefrenabili mentre lo stesso ministro degli Esteri Avigdor Lieberman nei giorni scorsi, dopo il sequestro dei tre seminaristi rabbinici, aveva persino chiesto di rioccupare la Striscia di Gaza.

Ma dobbiamo pure chiederci a che cosa hanno portato l'Operazione Piombo Fuso del 2008 e quella del 2012 denominata Colonna di nuvole. Con queste due grandi campagne militari Israele intendeva distruggere Hamas e la sua capacità di lanciare missili contro le città ebraiche ma gli effetti nel tempo si sono rivelati assai limitati. Un'altra guerra rischia non soltanto di fare nuove vittime civili a Gaza ma anche di paralizzare la vita degli israeliani nel Sud.
Nessuna delle parti in conflitto in realtà avrebbe interesse a un'escalation inarrestabile, né Israele, né Hamas e tanto meno l'Autorità Nazionale palestinese che attraverso il presidente Abu Mazen ha chiesto un intervento diplomatico d'emergenza a Stati Uniti e Unione europea.

Abu Mazen difende la Cisgiordania ma soprattutto la decisione di avere costituito il governo di unità nazionale con Hamas. E anche il movimento radicale palestinese guidato da Khaled Meshal ha i suoi nemici interni: fazioni ancora più estremiste che dopo l'accordo con Al Fatah per il governo vogliono indebolire Hamas e dimostrare che non ha più il controllo dei militanti.
Netanyahu ovviamente non vuole apparire debole ma probabilmente non è neppure sua intenzione infilarsi in nuovo lungo conflitto con i palestinesi. Una scelta davvero difficile per il primo ministro mentre il processo di pace è bloccato e il Medio Oriente, dall'Iraq alla Siria, si sta disgregando.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi