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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 11:25.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 11:27.

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Si sa che con l'estate, complice il caldo, diventa sempre più difficile concentrarsi su ciò che si sta facendo. La mente, che di suo tende a vagare, diventa ancora più irrequieta e vola via non prestando più l'attenzione necessaria su quell'istante. Sarà che sono aumentati gli stimoli e che facciamo contemporaneamente più operazioni; sta di fatto che il deficit di concentrazione è diventato un problema da prendere in considerazione: si è sempre poco presenti al "qui e ora" ma proiettati sul da farsi.

In concitazione per le tante cose da sbrigare, non riusciamo a concentrarci per un tempo abbastanza lungo e continuo su una singola cosa. Occorre forse ritornare al tempo unitario senza interruzioni, quale condizione della "piena presenza", come antidoto a quei "passaggi a vuoto" causati dalla moltitudine dei pensieri e dalle attività da fare.

E' verificabile che col venir meno della frenesia aumenta la concentrazione, come capacità di sospendere quel flusso in cui siamo inseriti e che ci porta via. Al proposito può essere utile riflettere su una consuetudine di qualche tennista. Nei pressi di Wimbledon, dove in questo momento sono in corso "The Championship", il torneo più famoso del Grande Slam, c'è il tempio di Buddhapadipa: una meta privilegiata da molti tennisti, tra cui Djokovic. Che ci vanno a fare, dato che il tempo a loro disposizione non deve essere poi molto tra i turni del tabellone e le varie incombenze prima e dopo i match? Niente, assolutamente niente. O, meglio, nel "relax attivo" recuperano l'attenzione sul momento presente, esercizio fondamentale per poi colpire con attenzione e precisione assoluta la palla da tennis. Nella quiete di quel tempio, dove c'è un bel giardino e si ode solo il fruscio delle foglie, si prendono una pausa dai ritmi frenetici del torneo dove è facile perdere di vista la pienezza mentale.

Ma come si arriva ad avere più concentrazione? Come altre cose si apprende con la pratica: con la pratica del corpo, delle sensazioni e delle emozioni.

Quella corporea permette di spostare l'attenzione alle parti fisiche staccando dai pensieri: basta concentrarsi sulle mani, poi sui piedi che appoggiano a terra e via via per mettersi sempre più in contatto con se stessi. Successivamente ci si concentra sulle sensazioni che si provano, ad esempio toccando con la mano il bracciolo della sedia dove si è seduti o cercando la posizione più piacevole. Infine - e "tu chiamale se vuoi emozioni" - ci si prepara ad accogliere il nuovo stato prodotto e subentrato nella mente. Con il test, che ci mette nella condizione di fare un passo per volta scandito da una singola domanda, ci si addentra nella dimensione single-tasking spesso sacrificata a favore della celebrata multi-tasking. Senza sbilanciarsi su quale sia la più giusta, osserviamo solo che per giocare a tennis, come pure al calcio, serve solo una palla per volta.

Sei concentrato o dispersivo? Vai al test

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TAG: Turismo

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