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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2014 alle ore 16:33.
L'ultima modifica è del 02 luglio 2014 alle ore 16:36.

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Per cominciare, Invimit prevede di mettere sul mercato le azioni di almeno due fondi entro la fine di quest'anno. «C'è molta attenzione tra gli investitori che sono interessati a fondi a lungo termine che diano rendimenti stabili», afferma Elisabetta Spitz, ad di Invimit.
La vendita di proprietà immobiliari pubbliche era stata approvata dal 2012 dal governo Monti per ridurre il debito pubblico. Il governo Renzi spinge per portare avanti il piano, che comporta la vendita di beni valutati 1,5 miliardi di euro. «Finora – puntualizza il Wsj - non è stata fatta nessuna grande transazione, senza contare l'accordo per l'ospedale di Trieste, che deve ancora essere concluso».

Gli esperti dicono che la domanda per le proprietà italiane sta aumentando. Nei quattro trimestri che si sono chiusi il 31 marzo, le transazioni immobiliari in Italia hanno totalizzato 4,5 miliardi di euro, il 58% in più rispetto all'anno precedente.

I beni di proprietà pubblica – tra governo, enti locali e entità pubbliche – hanno un valore complessivo stimato tra i 240 miliardi e i 320 miliardi di euro, secondo un rapporto della Fondazione Astrid, un think-tank che si concentra sulle ristrutturazioni della pubblica amministrazione. «Circa il 27% di questi beni può essere venduto», afferma Edoardo Reviglio, uno degli autori del documento e capo economista della Cassa Depositi e Prestiti.
Ma la maggior parte di questi beni ha bisogno di lunghe e costose ristrutturazioni e di un cambiamento di destinazione d'uso. Alcuni potenziali investitori – sottolinea il Wsj - dicono che preferiscono stare alla larga dall'incertezza. «Non posso comprare un ex magazzino senza sapere cosa ne posso fare», dice Carlo Vanini, partner di Cushman & Wakefield.

La recente vendita all'asta – constata il quotidiano Usa - ha attirato soprattutto immobiliaristi e uomini d'affari italiani, interessati a possedere un pezzo di storia. Antonio Albanese, imprenditore edile, voleva trasformare un ex monastero in Puglia in un hotel con centro congressi. Ma con sua grande delusione, la sua offerta di 300mila euro è stata respinta. «Questi burocrati – dice - devono capire che le valutazioni fatte anni fa non hanno più senso. Il mercato immobiliare è cambiato e i prezzi devono essere abbassati».
Per l'ospedale militare di Trieste, rimasto vuoto da quando è stato trasferito al governo italiano, 30 anni fa, è stata invece accettata l'offerta dell'immobiliarista Maiko Mario Martin. La sua offerta di 610mila euro era l'unica sul tavolo.

Martin dice di non avere ancora deciso cosa fare della proprietà. «Potrei trasformarla in 20 appartamenti o farne una casa di cura». E aggiunge: «Avrò bisogno di investire altri 4-5 milioni di euro nell'edificio». «Alla fine, è lo Stato che ci ha fatto un buon affare».

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