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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 16:27.
L'ultima modifica è del 03 luglio 2014 alle ore 19:01.

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(Ap)(Ap)

Le truppe israeliane, assistite dai mezzi corazzati, in prossimità della Striscia di Gaza, a sud. Pietre, bottiglie molotov e gas lacrimogeni più nord, nel cuore di Gerusalemme. Non sono certo incoraggianti i segnali che in questi giorni si vedono in Israele.

In questa terra contesa, lacerata da un conflitto incancrenito e da una lunga serie negoziati di pace caduti nel vuoto, a volte un incidente, o un atto di violenza, è sufficiente per divenire un pretesto e riaccendere così le tensioni mai sopite. Questa volta, tuttavia, i gravi fatti che hanno sconvolto Israele e i Territori palestinesi sono più di un incidente o di una violenza ordinaria. La barbara uccisione dei tre adolescenti israeliani, rapiti in Cisgiordania il 12 giugno e ritrovati il 30 giugno, è stata una tragedia nazionale per Israele. Ma anche il ritrovamento, mercoledì, il giorno dopo i funerali dei tre studenti, del corpo dato alle fiamme di un giovane arabo di 17 anni, Mohammed Abu Khdeir, è un crimine altrettanto grave.

Gli arabi israeliani e i palestinesi sono convinti si tratti di un atto di rappresaglia da parte dei coloni. La loro collera si è subito rovesciata nelle strade di Gerusalemme Est fino alla tarda sera di mercoledì. Scene che ricordano quelle viste tante volte tredici anni fa, ai tempi della Seconda Intifada. Lanci di pietre, cassonetti e penumatici dati alle fiamme, agenti antisommossa israeliani, gas lacrimogeni.

Oggi Gerusalemme appare calma. Ma il timore è che dopo il funerale del giovane Mohammed la rabbia dei palestinesi riprenda a esplodere. E' una protesta che si è ormai estesa in diverse città della Cisgiordania e che rischia di aggravare la pericolosa escalation in cui sono precipitati da alcuni giorni i Territori palestinesi.

Solo questa mattina, dalla Striscia a di Gaza sono stati lanciati almeno 15 razzi contro il territorio israeliano. Nella città di Sderot sono state colpite due case, ma non ci sono notizie né di vittime né di feriti. Nella notte l'aviazione israeliana aveva bombardato la Striscia. Gli obiettivi colpiti, ha spiegato un portavoce militare, hanno riguardato lanciatori di razzi, magazzini di armi e siti «terroristici». Fonti di Gaza riportano 10 feriti durante l'attacco, di cui uno sarebbe in gravi condizioni.

Sono ormai diversi giorni che dalla Striscia di Gaza partono razzi. E diversi giorni che Israele risponde colpo su colpo con i raid aerei e gli arresti di membri di Hamas in Cisgiordania. Come già visto molte volte in questa terra, è una crisi che si avvita su sé stessa, in cui i due belligeranti si addossano la responsabilità di aver dato il via alle ostilità.

Davanti all'intensificarsi dei razzi lanciati da Gaza, Gerusalemme ha spostato i suoi uomini e i mezzi corazzati in prossimità del confine con la Striscia. Ma fonti militari israeliane citate da Haaretz hanno spiegato che Israele non è interessata ad un'escalation militare contro Hamas a Gaza. «Abbiamo inviato delle forze. Si tratta di effettivi limitati, di ufficiali riservisti di diversi distretti militari, per rafforzare la nostra presenza alla frontiera con Gaza e non sul campo» ha insistito un portavoce dell'esercito, il colonnello Peter Lerner. «La nostra missione è di far passare un messaggio di de-escalation a Hamas e nello stesso tempo vogliamo essere preparati a tutte le eventualità nel caso non facesse un passo indietro spontaneamente, perché abbiamo registrato un importante aumento del numero di razzi, di cui alcuni lanciati da Hamas stesso» ha aggiunto Lerner.

Ma , al di là del dossier Gaza, le due parti sono impegnate a contenere una potenziale rivolta. Ricalcando quanto sollecitato da Israele al momento del sequestro dei ragazzi nei pressi di Hebron, il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Abu Mazen, aveva immediatamente chiesto la condanna del crimine da parte dello stato ebraico: «se vuole la pace - ha ammonito da Ramallah - la prima cosa che Israele deve fare è mettere fine al fenomeno degli insediamenti e assicurare alla giustizia i coloni che hanno ucciso e bruciato il ragazzo palestinese».

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito «un crimine abominevole» l'assassinio del giovane Mohammed ha chiesto «un'immediata inchiesta sull'uccisione del giovane palestinese e sulle circostanze intorno alla morte». «Israele - ha aggiunto - è un paese di legge e ognuno è obbligato ad agire in accordo con la legge stessa». Dichiarazioni che sembrano orientate a contenere la crisi. L'ultima cosa di cui oggi c'è bisogno è una Terza Intifada.

Nel frattempo, i funerali di Muhammed Abu Khdeir, il ragazzino palestinese rapito e ucciso mercoledì, saranno celebrati venerdì a Shufat, a Gerusalemme est, dopo la preghiera. Lo ha confermato alla stampa il padre del ragazzo.

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