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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 06:40.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, formalmente indagato per corruzione nella notte di martedì dopo 15 ore di interrogatorio in stato di fermo, è passato al contrattacco. Respingendo le accuse (definite "grottesche") e denunciando la strumentalizzazione politica delle inchieste. Per farlo ha scelto un'intervista, la prima dopo la sconfitta elettorale del maggio 2012, sulle televisioni di due imprenditori amici: Martin Bouygues (proprietario della rete Tf1) e Arnaud Lagardère (Europe 1).
«Non ho mai commesso atti contrari ai princìpi repubblicani - ha detto un Sarkozy apparentemente in grande forma - e non ho mai tradito la fiducia» dei francesi.
«La situazione è sufficientemente grave - ha aggiunto l'ex presidente - perché io dica qual è oggi il livello di strumentalizzazione politica di una parte della giustizia. Sono profondamente scioccato. C'è la volontà di umiliarmi e tutto è fatto per dare un'immagine non conforme alla verità».
Sarkozy ha indirettamente accusato il presidente François Hollande e il Governo di avere un ruolo in quello che sta accadendo: «Nel nostro Paese ci sono cose che si stanno organizzando e i francesi devono saperlo, per poter valutare e giudicare».
Collocandosi decisamente nei panni di chi sta per rientrare sulla scena politica («Non è nel mio stile rinunciare»), pronto allo scontro con l'attuale maggioranza, ha chiamato in causa «il signor Hollande», spiegando di «guardare con costernazione alla situazione della Francia».
Lui stesso e i suoi sostenitori all'interno del partito di centrodestra Ump hanno intanto avviato una campagna finalizzata a screditare l'immagine di una delle due magistrate che hanno in carico l'inchiesta. Claire Thépaut, vicina al sindacato di sinistra della magistratura, viene in particolare accusata di aver esplicitamente preso posizione a suo tempo per Hollande, criticando gli anni di presidenza di Sarkozy. Lo scenario, insomma, assomiglia molto a quello che l'Italia conosce bene, con gli attacchi alle "toghe rosse" e al loro atteggiamento "persecutorio".
Anche se i pesi massimi dell'Ump si sono limitati a proclamare la loro amicizia per l'ex presidente, auspicando che riesca a provare la sua innocenza.
Dal punto di vista giudiziario, la battaglia si giocherà sulla legittimità delle intercettazioni, contestata dal nuovo avvocato di Sarkozy (quello storico, Thierry Herzog è pure lui indagato) perché riguardano colloqui tra l'ex presidente e il suo legale e tra quest'ultimo e il presidente dell'ordine degli avvocati. Il lavoro dei giudici istruttori dovrebbe durare un anno e mezzo, al termine del quale dovranno decidere il proscioglimento o il rinvio a giudizio. La pena prevista per i reati contestati a Sarkozy (che avrebbe ottenuto informazioni riservate sulle inchieste nei suoi confronti da un magistrato di Cassazione in cambio del sostegno, che lui nega, a un posto di prestigio a Monaco, peraltro non ottenuto) può arrivare a dieci anni.
Dal punto di vista politico, la strada di Sarkozy (che ha previsto di candidarsi alla presidenza dell'Ump, le elezioni sono fissate per il 29 novembre, in vista delle presidenziali 2017) diventa tutta in salita. I leader del partito sembrano aver preso le distanze, ma l'ex presidente può sperare che la scelta di assumere il ruolo della vittima in uno scontro frontale con «una minoranza di magistrati militanti» gli garantisca sufficienti consensi nel popolo del centrodestra, disorientato per le guerre interne al partito.
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