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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 16:24.

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Il lungo braccio di ferro tra l'Argentina e gli hedge fund americani oggi si gioca su due tavoli, entrambi a Washington.
Nella capitale degli Stati Uniti si terrà la riunione straordinaria dell'Osa (Organizzazione degli Stati americani) chiesta da Buenos Aires. Oggetto dell'incontro è la questione del debito argentino e le modalità di ristrutturazione. L'idea, al di là delle formalità diplomatiche, è quella di ottenere un consenso allargato riguardo la battaglia con gli hedge funds americani. In altri termini una condanna internazionale a chi, di fatto, ostacola la ristrutturazione del debito rendendo esorbitante un rimborso ai fondi avvoltoio. Questi ultimi, come noto, esigono il rimborso del 100% del valore di titoli pagati poco più del 10 per cento.

Il secondo tavolo della trattativa è invece un invito da parte dei fondi Elliot e Aurelius, rivolto al ministro argentino dell'Economia, Axel Kicillof. Una giocata che evidentemente vorrebbe acquisire dei crediti tattici, in vista di quello che si prefigura un rush finale al cardiopalmo.
Se i fondi avvoltoio vincessero la sfida negoziale l'Argentina si vedrebbe costretta a rimborsare più di 120miliardi di dollari, la cifra comprensiva del ricalcolo degli interessi da corrispondere ai risparmiatori che hanno già accettato il concambio nel 2005 e nel 2010. Una cifra enorme che spingerebbe Buenos Aires verso il baratro di un altro default. E stavolta sarebbe l'intera comunità finanziaria internazionale a patire le conseguenze di un débâcle così devastante.

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