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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2014 alle ore 06:41.

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I giovani, i lavoratori dell'ex Germania Est, gli occupati nel settore dei servizi, i non qualificati. Sono le categorie che più beneficeranno della legge sul salario minimo perché stanno lì i posti di lavoro pagati meno di 8,50 euro lordi l'ora, spesso non più di cinque.
Secondo uno studio dell'istituto di ricerche economiche berlinese Diw tocca il 50% la quota di under 25 che percepiscono meno di 8 euro e mezzo; nei Länder dell'Est la quota supera il 30%, mentre a Ovest del 15. E se nel settore privato il 22% dei dipendenti potrebbe godere di aumenti salariali, nel pubblico solo l'8% non raggiunge il minimo. Gli impieghi poco qualificati vedono la quota salire al 35 per cento.
Quanto agli effetti, le posizioni sono molto distanti e vanno comunque misurati alle luce delle eccezioni introdotte. Un'idea dei compromessi accettati dalla Spd la danno proprio le stime sui lavoratori interessati a un aumento degli stipendi: 3,7 milioni per il governo tedesco, quasi sei milioni secondo Diw e Deutsche Bank in report che teneva conto della prima bozza.
Per l'associazione delle medie imprese le eccezioni sono ancora insufficienti e se non verrà aggiustata la riforma si trasformerà in un «killer per legge» di posti di lavoro, come ha detto il suo leader Mario Ohoven. Paura condivisa da alcuni analisti: Deutsche Bank ha pronosticato tra 450mila e un milione di posti di lavoro in meno. E, inoltre, una spirale di aumenti del costo. L'1,3% nel 2015 secondo Commerzbank.
Anche se non ci sarà un'emorragia di posti sarà comunque più difficile trovare lavoro per i non qualificati nelle regioni meno ricche. Lo sostiene Marcel Fratzscher, presidente di Diw. L'istituto pronostica un altro effetto della legge, prendendo come modello l'esperienza britannica: le aziende vedranno una riduzione della redditività e inevitabilmente aumenteranno i prezzi. Crescita dei salari, dei consumi e inflazione costituiranno dunque effetti collaterali per molti versi auspicati dai partner europei nello spinoso dibattito sugli aggiustamenti macroeconomici dell'Eurozona.
Ma a Berlino preoccupa la competitività e anche chi prevede nel breve termine uno stimolo all'economia, come Carsten Brzeski, capo economista a Ing, nel lungo teme problemi per la competitività internazionale del paese.
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