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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 10:37.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2014 alle ore 10:43.

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Aumenti record nel Belpaese. Negli ultimi 10 anni, le tariffe dei principali servizi pubblici presenti in Italia hanno subito degli aumenti record: l'acqua dell' 85,2%, i rifiuti dell'81,8%, i pedaggi autostradali del 50,1% e i trasporti urbani del 49,6%. La denuncia arriva dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre che sottolinea come «tra le 10 voci prese in esame in questa analisi, solo i servizi telefonici hanno subito una diminuzione: -15,9%. Sempre nel periodo considerato, l'inflazione, invece, é aumentata del 23,1%.

Bortolussi: risultati poco soddisfacenti dalle liberalizzazioni
«Nonostante i processi di liberalizzazione avvenuti in questi ultimi decenni abbiano interessato gran parte di questi settori, i risultati ottenuti sono stati poco soddisfacenti. In linea di massima oggi siamo chiamati a pagare di più, ma la qualità dei servizi non ha subito miglioramenti sensibili«, osserva il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi. «Nonostante i forti aumenti registrati dalle bollette dell'acqua - segnala Bortolussi - la nostra tariffa rimane la più bassa d'Europa. La stessa considerazione può essere fatta per i biglietti ferroviari: anch'essi sono tra i meno cari in Ue. Preoccupa, invece, il boom registrato dall'asporto rifiuti. Nonostante in questi ultimi sei anni di crisi economica sia diminuita la produzione di rifiuti e sia aumentata la raccolta differenziata, le famiglie e le imprese hanno subito dei rincari ingiustificati».

Molti rincari sono condizionati dall'aggravio fiscale
Gli aumenti del gas, ha sottolineato Bortolussi , hanno sicuramente risentito del costo della materia prima e del tasso di cambio, mentre l'energia elettrica dell'andamento delle quotazioni petrolifere e dell'aumento degli oneri generali di sistema, in particolare per la copertura degli schemi di incentivazione delle fonti rinnovabili. I trasporti urbani, invece, hanno segnato gli aumenti del costo del carburante e quello del lavoro. «Non va dimenticato che molti rincari sono stati condizionati anche, e qualche volta soprattutto, dall' aggravio fiscale», ha sottolineato.

Per i taxi incremento percentuale più contenuto
Pur riconoscendo il limite di questa comparazione, l'Ufficio studi della Cgia fa notare che tra i settori presi in esame in questa elaborazione quello dei taxi é l'unico ad avere le tariffe totalmente amministrate: in altre parole, queste ultime sono definite attraverso una delibera comunale. Ebbene, ad esclusione del servizio telefonico, che nell'ultimo decennio ha registrato una contrazione dei prezzi di quasi il 16%, il servizio taxi ha subito l'incremento percentuale più contenuto tra tutte le voci analizzate.

Le assicurazioni sono aumentate del 197%
L'ultima parte dell'analisi elaborata dall'Ufficio studi della Cgia ha preso in esame l'aumento delle tariffe registrato da alcune voci nel periodo intercorso dall'anno di liberalizzazione fino al 2013. Ebbene, le assicurazioni sui mezzi di trasporto sono aumentate del 197,1% (4 volte in più dell'inflazione), i pedaggi autostradali del 62,7% (1,7 volte in più dell'inflazione), i trasporti ferroviari del 57,4% (1,7 volte in più dell'inflazione), il gas del 53,5% (2,3 volte in più dell'inflazione), mentre i servizi postali hanno subito un incremento del 37,8% pressoché uguale a quello registrato dall'inflazione. Solo i servizi telefonici hanno subito una riduzione dei prezzi: -18,8%, contro un aumento dell'inflazione del 38,5%. «Sia chiaro - conclude Bortolussi - noi non siamo a favore di un'economia controllata dal pubblico. Ci permettiamo di segnalare che le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani. Anche perché in molti settori si é passati da un monopolio pubblico ad un regime oligarchico che ha tradito i principi legati ai processi di liberalizzazione. Pertanto, invitiamo il Governo Renzi a monitorare con molta attenzione quei settori che prossimamente saranno interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione/privatizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le famiglie e le imprese».

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