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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 08:16.

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In arrivo un piccolo salasso per le banche presenti in Ungheria. Il Parlamento ieri ha approvato una legge che potrebbe costare al settore dai 2,6 ai 3,9 miliardi di dollari in compensazioni e rimborsi ai clienti ai quali hanno concesso prestiti. La stima è della stessa Banca centrale ungherese, su una cifra complessiva di 28 miliardi di dollari di finanziamenti erogati a partire dal 2004.
La legge sarà seguita da un secondo provvedimento, a settembre, che regolamenterà la conversione in fiorini dei prestiti in valuta estera. Si tratta di 16 miliardi di dollari di finanziamenti erogati soprattutto in franchi svizzeri, un tempo molto popolari, e non solo in Ungheria, per i bassi tassi d'interesse, diventati però molto onerosi dopo la crisi finanziaria e l'indebolimento del fiorino. Il premier Viktor Orban, rieletto in aprile, ha promesso di liberare le famiglie da questa piaga. I costi dell'operazione andranno a sommarsi ai rimborsi imposti dalla legge approvata ieri. Il governo ha fatto sapere di essere disposto a venire incontro alle banche solo per i costi che sosterranno per convertire i prestiti in valuta estera. Secondo l'esecutivo, infatti, questa dovrà avvenire a tassi di cambio inferiori a quelli di mercato, proprio per venire incontro ai clienti e quindi almeno in parte a danno delle banche.
Le misure varate ieri nascono da una sentenza della Corte suprema che ha definito inique alcune pratiche adottate dalle banche sui prestiti in valuta estera (mutui e prestiti al consumo), ma anche in fiorini. La nuova legge annulla lo spread applicato dagli istituti di credito sui tassi di cambio nei prestiti in valuta estera, costringendoli ad adottare i cambi fissati dalla Banca centrale. Dichiara, inoltre, nulli gli aumenti dei tassi d'interesse e delle commissioni decisi unilateralmente dagli istituti di credito, a meno che questi non impugnino la disposizione, provando in tribunale di aver agito correttamente. Le banche avranno però solo 30 giorni per avviare l'azione legale.
Non è questo il primo intervento varato in Ungheria a scapito delle banche, che qui subiscono il prelievo più alto d'Europa (963 milioni di euro all'anno in tasse "regolari") e che dal 2010, tra una tantum e imposte straordinarie, hanno sborsato 4,4 miliardi di dollari.
La Banca centrale ha fatto comunque sapere che la spesa legata alle nuove misure non mette a rischio la stabilità del settore e che nessuna banca avrà bisogno di «ricapitalizzazioni significative», anche se qualche impatto sulla posizione di mercato di singoli gruppi potrebbe esserci.
Ieri, intanto, la prima banca del Paese, Otp Bank, è arrivata a perdere fino al 4%, mentre Erste Bank, il gruppo austriaco che genera la maggior parte delle proprie entrate nell'Europa dell'Est, ha accusato crolli fino al 15% alla Borsa di Vienna. A pesare sul titolo però è stato soprattutto l'annuncio che l'esercizio chiuderà con una perdita record di 1,6 miliardi. Il rosso è legato ai maggiori accantonamenti attesi in Romania, dopo che la Banca centrale ha chiesto agli istituti di agire più velocemente sulle sofferenze. Erste è la terza banca in Europa dell'Est, dopo Unicredit e Raiffeisen Bank. In Ungheria operano sia Intesa San Paolo (attraverso la controllata Cib Bank) sia Unicredit.
R.Es.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LO SCENARIO
3,9 miliardi $
Il costo
L'Ungheria impone alle banche il rimborso di commissioni e tassi ritenuti iniqui: i costi oscillano tra i 2,6 e i 3,9 miliardi di dollari
16 miliardi
Prestiti in valuta
A settembre le banche dovranno convertire in fiorini i finanziamenti concessi in valuta estera, per un totale di 16 miliardi di dollari
4,4 miliardi
"Extra-tasse" sulle banche
L'esborso imposto al settore dal 2010 tra una tantum e imposte straordinarie

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