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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2014 alle ore 14:05.
L'ultima modifica è del 06 luglio 2014 alle ore 15:23.

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(Ansa)(Ansa)

MONFALCONE. «Se i giovani non trovano lavoro l'Italia è finita». Giorgio Napolitano è a Monfalcone e alla folla che lo saluta e ai cittadini che gli chiedono del futuro lui risponde con questa battuta secca che viene colta subito dai cronisti e che diventa l'ingrediente più forte di una giornata in cui ancora una volta il premier e il ministro dell'Economia fanno pressioni sull'Europa su crescita e occupazione in vista dell'Ecofin dei prossimi giorni. Il capo dello Stato non l'aveva mai detto con tanta nettezza e con un'amarezza che non è rassegnazione ma consapevolezza di una piaga dai contorni allarmanti: una disoccupazione giovanile che arriva al 43% e che nel Sud supera quella del 50 per cento.

Comincia qui la visita di due giorni in Friuli Venezia-Giulia per le commemorazioni del centenario della Prima guerra mondiale, un conflitto che portò alla morte migliaia di giovani italiani che proprio dalla guerra, dice Napolitano, presero consapevolezza del senso di patria. Il ricordo di ieri vale come lezione per l'oggi e – oggi – un'Europa unita e in pace vuol dire anzitutto affrontare il malessere economico e sociale. Quello – appunto – dei giovani italiani disoccupati ma anche dei 27 milioni di disoccupati di tutta Europa.

Nazionalismi e malessere sociale
L'anniversario di quella guerra incrocia – dunque – le discussioni e, talvolta gli scontri, sul futuro dell'Europa, sulle sue politiche economiche e sociali dopo un'elezione europea che ha portato a Strasburgo molti partiti populisti e nazionalisti. Ed è proprio questo l'incipit del discorso ufficiale del capo dello Stato alla Galleria d'arte moderna di Monfalcone dove ha visitato le mostre sulla prima guerra. «Dal ricordo viene una presa di coscienza dell'assoluta necessità di sradicare i nazionalismi aggressivi e bellicisti dando vita ad un progetto e concreto processo di integrazione e unità dell'Europa». Ma l'esplosione dei nazionalismi, di quelli attuali e non solo di cento anni fa, si lega strettamente con il tema della sofferenza sociale, è questo che vuole intendere il capo dello Stato. Non è la prima volta che Giorgio Napolitano insiste sul tema della crescita, della necessità di una lotta alla disoccupazione più convinta con un cambio di agenda «imperioso» dell'Unione europea.

Il senso della patria di ieri e di oggi
Lo ha detto pochi giorni fa incontrando al Quirinale la Commissione Ue uscente guidata da Barroso e lo disse nel febbraio scorso a Strasburgo nella seduta plenaria del Parlamento Ue. E oggi tra la folla di Monfalcone lo ripete con toni più dramatici pensando al destino dei giovani italiani che diventa il destino di un intero Paese che rischia la disgregazione e – alla fine – il declino. E se, come dice Napolitano nel suo discorso, cento anni fa i giovani italiani scoprirono il senso di patria da una guerra, oggi dovrebbero risoprirlo attraverso un'Europa che si mostri più attenta a drammi come quella dell'occupazione. «Sappiamo che allora grandi masse di figli dell'Italia umile e provinciale scoprirono di essere cittadini. L'Italia uscì perciò da quella guerra trasformata socialmente e moralmente», è l'altro passaggio del suo discorso dopo quello di Claudio Magris.

Il calore della folla dopo il tweet 5 stelle
Nella piazza di Monfalcone ci sono molti cittadini ad aspettarlo, molte strette di mano, molti auguri affettuosi soprattutto dopo l'infelice battuta della portavoce grillina Billi che su twitter aveva scritto: «È morto Giorgio, quello sbagliato». Ma il calore della folla mostra come – spesso – i grillini siano fuori dalla sintonia popolare.

Le tappe della visita
La giornata di oggi per Giorgio Napolitano, accompagnato dalla signora Clio, si concluderà al concerto al Sacrario Redipuglia costruito nel 1938 dove sono custoditi i resti di più di 100mila caduti, di questi quasi 40mila sono militi ignoti: qui in serata Riccardo Muti dirigerà la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi in memoria delle vittime di tutte le guerre. Con il capo dello Stato ci saranno Borut Pahor presidente sloveno, Ivo Josipovic presidente croato e Georg Keuschnigg presidente del consiglio federale austriaco che saranno anche a cena insieme a Cormons. Domani la commemorazione continuerà con un nuovo incontro tra Napolitano e Pahor a Gorizia su quel piazzale della Transalpina, stazione simbolo della divisione dei confini tra Italia e Jugoslavia e dove, nel 2004, c'è stato il battesimo della nuova Europa allargata a Est. Napolitano e Pahor saliranno poi a Monte Santo e siederanno sulla panchina della pace da dove si possono ammirare l'Isonzo e il Monte Sabotino, teatri di scontri terribili durante la Prima Guerra. Prima di ripartire per Roma – domani pomeriggio – il capo dello Stato si fermerà ad Aquileia.

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