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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2014 alle ore 19:28.

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Resta in forse l'incontro tra il Pd e M5S sulla legge elettorale. Anche se il M5S lo conferma per domani alle 15. I Dem, spiegano fonti del partito, considerano apprezzabile l'apertura di Luigi Di Maio ma chiedono che i grillini formalizzino un documento per iscritto sui 10 punti posti dal Pd . «Va bene Di Maio, ma i 5 Stelle decidano se interloquire con la maggioranza o con Chiti. Siamo disponibilissimi ma aspettiamo ancora risposta scritta e puntuale sui dieci punti che abbiamo messo per iscritto. Altrimenti inutile perdere tempo», lo afferma in una nota Davide Faraone, componente della segreteria del Pd.

Pedica: non c'è tempo da perdere, il Paese ha bisogno di riforme
Attacca Stefano Pedica (Pd). «Il M5S la smetta di menar il can per l'aia e domani dica chiaro e tondo se intende collaborare con il Pd sulle riforme oppure no. Non c'è più tempo da perdere. Se i grillini, con la scusa di dover interpellare le solite 15 o 20 persone in rete, cercano di portare la discussione alle calende greche allora è meglio che non si presentino all'appuntamento di domani». Il paese, sottolinea Pedica, « ha bisogno di riforme e, grazie a Renzi, ha ripreso a correre. Perdere velocità per colpa di qualche perditempo, per di più grillino, sarebbe un peccato».

M5S: l'incontro è alle 15
Invece il capogruppo M5S al Senato, Maurizio Buccarella, conferma il secondo confronto con i democratici sulla legge elettorale. «Ad ora, io so che l'incontro domani c'é e all'ora prevista. Le quindici», dice. «L'auspicio é che domani si possa fare un altro passo avanti, ma é chiaro che il Movimento non tradisce uno dei suoi caposaldi: tenere conto della Rete». Buccarella , che é parte della delegazione che ha già visto Matteo Renzi sulla riforma del voto, infatti, lo chiarisce: «ogni modifica della nostra proposta é certo che dovrà passare dalla Rete». Un'occasione per il Pd quella di domani? «Certamente - osserva ancora - c'é la possibilità di uscire dallo stanzino buio dove con Berlusconi e Verdini hanno preso accordi che non si sa fino a dove si estendono».

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