Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2014 alle ore 12:32.
L'ultima modifica è del 07 luglio 2014 alle ore 13:41.

My24
Il ministro dell'Economia argentino, Axel Kicillof (Ap/LaPresse)Il ministro dell'Economia argentino, Axel Kicillof (Ap/LaPresse)

È oggi il d-day tra Argentina e Hedge fund americani. O forse, più realisticamente, il primo giorno di una negoziazione che sarà dura, complessa e, in caso di insuccesso, foriera di gravi ripercussioni per l'intero sistema finanziario internazionale: un altro default dell'Argentina.

La delegazione del governo di Buenos Aires è sbarcata a New York, guidata dal ministro dell'Economia, Axel Kicillof. Pablo Lopez, Federico Thea e Javier Pargament sono gli altri rappresentanti del Governo.

Il mediatore è Daniel Pollack, designato dal giudice Thomas Griesa, il magistrato americano di 84 anni, che ha stabilito l'obbligo, per l'Argentina, di rimborsare per intero gli Hedge fund americani che hanno acquistato titoli a prezzi stracciati (poco dopo il default del 2001) e ora chiedono un rimborso pari al 100% del valore del titoli.

Il conto alla rovescia è iniziato: entro il 30 luglio si dovrà trovare una exit strategy, altrimenti l'Argentina cadrà in un default tecnico per non aver pagato 1,33 miliardi di dollari agli Hedge fund, i fondi avvoltoio. Una cifra di per sé affrontabile che però spingerebbe altri fondi avvoltoio a chiedere lo stesso trattamento costringendo l'Argentina a sborsare altri 15miliardi di dollari. Ma non è tutto. Se il Tesoro argentino dovesse procedere con quest'esborso darebbe la possibilità a tutti coloro (il 93% dei creditori) che hanno accettato i concambi del 2005 e del 2010, a chiedere lo stesso trattamento concesso agli Hedge fund. Insomma la cifra salirebbe a 120 miliardi di dollari. Un baratro che farebbe sprofondare il Paese sudamericano in un'altra crisi gravissima.

L'Argentina ha ottenuto, nelle ultime settimane, un grande e insperato appoggio internazionale: dal governo di Barack Obama, dalla Francia, dal G77 + Cina, dall'Osa (Organizzazione degli Stati americani) e persino dal Fondo monetario internazionale che teme una crisi finanziaria sistemica.

Vedremo se questi fattori saranno sufficienti per trovare una soluzione.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi