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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2014 alle ore 07:16.
L'ultima modifica è del 08 luglio 2014 alle ore 07:19.

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Average rich or median poor: ricca la media o povera la mediana? Non è solo un gioco di parole, il distinguo tra parametri che spiega qualcosa in più su benessere e futuro del ceto medio. Se si incrociano i dati offerti dal Credit Suisse Wealth Databook 2013 si scopre che l'annunciato "tramonto della middle class" in atto negli States sfuma con tinte ben diverse tra Nord America, Europa, Asia e Australia. Dipende dal punto di osservazione: patrimonio medio (patrimonio totale diviso per la popolazione adulta) o valore mediano dei patrimonio (il valore che "sta nel mezzo" nella curva di distribuzione dei redditi, considerato un metro più accurato per stabilire disuguaglianze e benessere effettivo).

La crisi della American middle class...
Gli esempi sono noti. Nei paesi con differenze sociali più marcate, Usa su tutti, la terra di mezzo tra super ricchi e nuovi poveri scompare nel dislivello tra un valore medio dei patrimoni sopra i 301mila dollari e un valore mediano che rivela tutta la discesa della (ex?) classe media degli States: neppure 45mila dollari. Il dato non fa altro che riflettere una forbice sempre più divaricata tra una minoranza record di paperoni da classifica Forbes (13.216 milionari: il 42% del totale, 157 volte i non amati rivali della Russia) e un ceto medio che sconfina sempre di più nel generico orizzonte dei new poor, i nuovi poveri sommersi da crisi, mutui e stagnazione degli stipendi. Il reddito medio è scivolato di quasi 6mila dollari tra 1999 e 2012, con la zavorra in più dei costi di sanità ed educazione. Un esempio, a modo suo, è il maxi debito da 1000 miliardi di dollari contratto con i prestiti d'onore dagli studenti dei college nordamericani: una bolla cresciuta fino a tre volte il suo valore, pari a circa 350 miliardi nel 2004, "grazie" a crisi e ritardi di varia natura.

...e i golden years dell'Australia
All'esatto opposto, in quelli con una distribuzione più livellata la classe media resiste e resiste bene: in Australia, ai vertici degli indicatori Credit Suisse, la mediana dei patrimoni è pari all'equivalente di quasi 220mila dollari. Certo: la popolazione della nuova frontiera non va oltre i 23 milioni di abitanti, poco più di un terzo di quella italiana. Ma il ceto intermedio viaggia su ritmi record, con uno spread evidenziato dalla ricerca tra i «i pochissimi australiani con un patrimonio inferiore ai 10mila dollari» e, viceversa, un tasso di connazionali con beni sopra i 100mila dollari pari a otto volte la media mondiale.

Italia terza nei patrimoni «mediani»
Non è un caso se a una top 5 sul patrimonio medio dominata dalle più prevedibili Svizzera (512.500 dollari Usa), Australia (412.578), Norvegia (380.473), Stati Uniti (301.140) e Svezia (299.441) se ne affianca una sui "patrimoni mediani" che rispecchia la crescita - o gli zoccoli duri - della classe media internazionali. Qui l'Australia è addirittura prima, con una middle class rinfrescata da nuove generazioni ed "expat" che spinge il valore mediano fino a 219.505 dollari. Il resto del podio è spartito da Francia (seconda, 141.850 dollari, poco più di 104mila euro) e l'Italia, trainata dal patrimonio immobiliare in terza posizione: 138.653 dollari Usa, quasi 102mila euro. Anche qualche gradino più in là, comunque, lo sbalzo si avverte: Svizzera e Norvegia non vanno oltre il sesto e l'ottavo posto, gli Usa sprofondano fino alla 19esima posizione.

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