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Questo articolo è stato pubblicato il 07 luglio 2014 alle ore 07:52.

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Il passaggio della processione con la statua di San Catello sotto al balcone del "Malacarne" a Castellammare di StabiaIl passaggio della processione con la statua di San Catello sotto al balcone del "Malacarne" a Castellammare di Stabia

C'è un limbo dove religione e mafia s'incontrano e amoreggiano. E non accade solo nella calabra Oppido Mamertina, dove il boss Peppe Mazzagatti è stato omaggiato dall'«inchino» della statua della Madonna. In Campania, la commistione tra sacro e profano è assai più radicata che altrove.

La rivolta del sindaco-pm. A Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, fino al 2011, la statua di San Catello (protettore della città) era solita fermarsi in segno di omaggio davanti all'abitazione di un capocamorra del posto, ai domiciliari perché gravemente malato dopo una condanna a sedici anni per droga. Il «malacarne» si affacciava al balcone, mandava baci e ordinava ai portantini di riprendere il cammino solo dopo la sua «benedizione» alla processione. Alla vista della scena, l'allora sindaco Luigi Bobbio, ex pm Antimafia, si sfilò la fascia tricolore, ritirò il Gonfalone dal corteo e, con la collaborazione della Curia, tra non poche difficoltà, riuscì a far modificare il percorso del corteo per le manifestazioni a venire.

Le lacrime di commozione. Quasi in quegli stessi mesi, a Crispano, invece, la paranza dei Tigrotti, durante l'annuale festa cattolica dei Gigli, affisse sulla facciata di un palazzo un maxi-poster di Antonio Cennamo, detto'o malommo, padrino locale, con la dedica: «Tutto questo è per Te, grazie». E quando il boss, ritornato libero, l'anno successivo, lesse una lettera in piazza per ammonire: «Ci sono troppe malelinque e qualcuno ci vuole male», tanti piansero per la commozione. Compresi alcuni politici cittadini.

Una pioggia di banconote. Altra occasione per osservare i camorristi che recitano l'Ave Maria è un'altra festa dei Gigli, che si svolge però a Barra. Tempo fa, in occasione di una ballata, una paranza (così si chiamano i gruppi che portano a spalla gli enormi obelischi di carta) lanciò in aria banconote da 5 euro per omaggiare il matrimonio tra i rampolli di due cosche un tempo rivali. A Ponticelli, invece, per esprimere gratitudine alla munificenza del don si affiggono manifesti: «Grazie, padrino».

Il clan di Santo Stefano. A qualche chilometro di distanza, a Melito, la festa di Santo Stefano – racconta il pentito Antonio Prestieri – è finanziata dal clan degli Scissionisti, che affidano a un'agenzia musicale «amica» l'organizzazione dei dieci giorni di appuntamenti canori (tutti rigorosamente neomelodici).

Il sindaco del rione Sanità. Nel rione Sanità, dov'è nato il grande Totò, è tradizione che il clan Misso organizzi la festa del Monacone. Qualche anno fa, il questore vietò i festeggiamenti, cui era stato invitato anche Gigi D'Alessio per un concerto. Quando il cantante disse agli organizzatori che non avrebbe violato le disposizioni della polizia, gli scagnozzi del clan minacciarono ritorsioni in occasione di una sua prossima esibizione in città. Così, qualche tempo dopo, quando Gigi D'Alessio tornò a cantare in piazza, a Napoli, rimase tutto il giorno sotto scorta della Squadra mobile.

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