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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2014 alle ore 16:38.

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Le misure del decreto crescita «possono contribuire a consolidare e rafforzare il cambiamento in atto, con riflessi positivi per la crescita economica e la stabilità finanziaria». Bankitalia promuove gli strumenti previsti dal decreto competitività per favorire il ricorso delle imprese a fonti di finanziamento alternative al credito bancario. Tuttavia, ha spiegato Giorgio Gobbi, capo del servizio di Stabilità finanziaria di Via Nazionale, in un'audizione al Senato, ci sono alcuni punti «in cui le norme potrebbero essere riviste per migliorarne l'efficacia e limitarne gli effetti indesiderati».

Dall'insieme delle modifiche, ha sottolineato Gobbi davanti alle commissioni riunite Industria e Ambiente, le imprese potranno trarre incentivo alla quotazione. «Il progressivo ampliamento degli strumenti e delle categorie di operatori da cui le imprese
potranno ottenere credito facilitano l'afflusso di risorse a sostegno della crescita dell'economia». Bankitalia, ha aggiunto Gobbi in un'audizione al Senato, «opererà
affinchè le innovazioni siano accompagnate da adeguati presidi dei rischi. Gli effetti di molte di queste misure richiedono tempo per manifestarsi e la loro efficacia dovrà essere valutata su un orizzonte di medio termine».

Gobbi ha passato in rassegna alcuni degli strumenti previsti a cominciare dal rafforzamento dell'Ace (aiuto alla crescita economica). «Un aspetto che potrebbe indebolire l'efficacia dell'agevolazione - avverte il rappresentante di Palazzo Koch - è la sua limitazione a tre anni, al pari di quanto accaduto in passato con analoghi provvedimenti. Si tratta di un periodo che potrebbe essere non sufficientemente esteso per controbilanciare i costi legati alla trasparenza delle imprese quotate verso gli operatori del mercato, le autorità di controllo, gli azionisti di minoranza e alla maggiore visibilità nei confronti del fisco». Bankitalia suggerisce quindi di «estendere l'ambito di applicazione del provvedimento anche alle imprese che si quoteranno sui sistemi multilaterali di negoziazione, quale il mercato Aim della Borsa Italiana».

Via Nazionale esprime poi dei dubbi sull'introduzione delle azioni a voto multiplo. «La modalità prescelta (ispirata all'esperienza francese delle loyalty shares) non appare la più
idonea a perseguire l'obiettivo di favorire l'accesso al mercato dei capitali di nuove imprese». Il legame tra maggiorazione dei diritti di voto e detenzione del titolo per un periodo prestabilito, chiarisce ancora Gobbi, «determina incertezza circa il peso relativo dei diritti di voto dei soci. Per altro verso, l'esclusione del diritto di recesso, pur in presenza di un'alterazione rilevante dei diritti esistenti, facilita l'impiego delle loyalty shares da parte dei controllanti delle società già quotate per rafforzare la propria posizione». Per Bankitalia «sarebbe preferibile consentire l'emissione di una vera e propria categoria di azioni a voto multiplo con l'attribuzione del diritto di recesso. Ciò, da un lato, darebbe certezza all'allocazione dei diritti di voto e accrescerebbe la trasparenza dello strumento, dall'altro garantirebbe una maggiore tutela agli azionisti di minoranza».

L'ultima annotazione riguarda poi l'estensione alle assicurazioni della possibilità di concedere credito alle imprese. «Non è infondato - avverte Gobbi - il timore che questa scelta apra la strada «ad arbitraggi regolamentari, possibili perché attualmente le regole assicurative non trattano l'attività creditizia». L'eventualità di un arbitraggio regolamentare, prosegue il capo del servizio Stabilità finanziaria di Bankitalia, «potrebbe
manifestarsi soprattutto nei gruppi misti bancario-assicurativi, nel cui ambito i finanziamenti potrebbero essere trasferiti dai soggetti bancari a quelli assicurativi del gruppo al solo scopo di ridurre i requisiti patrimoniali e non per erogare effettivamente nuovo credito alle imprese». E comportamenti elusivi del genere, ha spiegato ancora Gobbi, «potranno essere affrontati attraverso l'identificazione di un adeguato livello di patrimonializzazione per le imprese di assicurazione che desiderano erogare finanziamenti».

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