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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 16:12.

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In Procura, a Napoli, l'avevano ribattezzata la «madre di tutte le inchieste»: sei anni dopo, i giudici hanno sentenziato l'assoluzione di tutti gli imputati. Cala il sipario della Cassazione sull'indagine «Global Service» che nel dicembre 2008 portò ingiustamente in carcere per 79 giorni l'immobiliarista Alfredo Romeo e agli arresti domiciliari 4 assessori comunali: un terremoto giudiziario che colpì l'Amministrazione dell'allora sindaco Rosa Russo Iervolino oltre a numerosi professionisti e tecnici.

Tutti accusati, a vario livello, di aver agevolato l'imprenditore partenopeo nella redazione del bando di gara da 300 milioni di euro per la manutenzione stradale nel capoluogo campano, il «Global service» appunto. Maxi-appalto che, peraltro, non venne mai aggiudicato per mancanza di copertura finanziaria (gli investigatori ipotizzarono, invece, una fuga di notizie per sabotare il procedimento). La Suprema Corte, col dispositivo di ieri, ha però annullato senza rinvio la sentenza con cui Romeo era stato condannato a tre anni di reclusione per corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto. Annullamento pure per l'ex Provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise Mario Mautone e per l'ex vicepresidente della Provincia di Napoli Antonio Pugliese. Dichiarato invece inammissibile il ricorso della Procura generale contro l'assoluzione degli altri imputati. Un primo colpo di piccone all'impianto accusatorio era arrivato in realtà già al termine del processo con rito abbreviato, nel marzo del 2010, quando gli assessori Giuseppe Gambale, Enrico Cardillo, Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio vennero assolti, mentre Romeo e Mautone furono riconosciuti colpevoli di un singolo episodio di corruzione. Scenario confermato nell'aprile del 2013 quando la Corte d'appello confermò l'assoluzione per gli assessori, ma inasprì la pena per l'immobiliarista e l'ex provveditore e condannò anche l'ex vicepresidente della Provincia Pugliese. Con la decisione degli «ermellini» viene superato dunque anche l'ultimo step giudiziario.

Nell'indagine, affidata alla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nonostante trattasse temi di competenza della sezione Reati contro la pubblica amministrazione, era stato inizialmente coinvolto anche l'ex assessore Giorgio Nugnes, morto suicida due settimane prima che scattassero gli arresti dei suoi colleghi, poi annullati dal Tribunale del riesame.

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