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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 08:52.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 08:53.

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La direzione investigativa antimafia di Napoli ha sequestrato beni per 100 milioni di euro a un imprenditore del calcestruzzo affiliato al clan camorristico dei Casalesi. I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sulla base di indagini degli uomini del centro di partenopeo guidato da di Giuseppe Linares, hanno emesso un decreto di sequestro nei confronti di Alfonso Letizia, 67 anni, che ha aziende nel settore di estrazione inerti, gestione delle cave e calcestruzzo ed è stato arrestato il 6 dicembre 2011 nell'ambito di un bliz della Dia napoletana che vide anche la richiesta di arresto per l'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e misure cautelari per 55 persone.

L'operazione, denominata «Il principe e la scheda ballerina», era centrata sull'intreccio politica-imprenditoria-camorra e aveva al centro la costruzione di un centro commerciale a Villa Briano. Anche in quella occasione furono eseguiti sequestri, ben 15 decreti, uno dei quali riguardava proprio beni di Letizia.

Ad Alfonso Letizia, la Dia ha sequestrato 6 aziende nel settore dell'estrazione inerti e calcestruzzo, tra ditte individuali e srl, tutte con sede a Mondragone, la cittadina sul litorale domitio in cui risiede; una quota da 50mila euro di un'azienda immobililare; 81 immobili tra terreni e fabbricati, tutti nel casertano tranne due nel modenese; 29 tra auto e moto; numerosi rapporti finanziari.

Le indagini mostrano che l'uomo è stato il punto di riferimento nel settore economico del clan, soprattutto della fazione Schiavone, mettendo a disposizione della cosca i propri impianti e le proprie strutture societarie e ottenendo in cambio di far parte del ristretto numero di aziende che potevano lavorare sul mercato casertano, anche grazie al fatto che i Casalesi imponevano a chiunque aprisse cantieri sul territorio, di approvigionarsi di calcestruzzo dalle ditte amiche. Letizia è stato il fornitore del calcestruzzo per la costruzione del centro commerciale «Il principe» a Villa Briano, poi non realizzato ma catalizzatore di assunzioni clientelari e voto di scambio.

In ogni caso, e secondo la Dia proprio grazie alla protezione del clan, Letizia ha fornito calcestruzzo a prezzi di gran lunga maggiorati rispetto a quelli del mercato. L'uomo ha tenuto personalmente i contatti con gli esponenti del clan e anche con le "famiglie" di Mondragone funzionali a una più proficua gestione delle proprie imprese. Di questo hanno parlato con i magistrati molti collaboratori di giustizia, da Carmine Schiavone (che lo descrive legato al boss Bardellino già dal 1977-78) a Luigi Diana, fino al boss collaboratore di giustizia Augusto la Torre che spiega come la società di Letizia negli anni 80 entrò nel consorzio Covin, aggregazione di estrattori di sabbia governata dai Casalesi.

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