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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2014 alle ore 13:11.

Le tensioni tra i due movimenti si trasformano presto in scontri armati. La striscia di Gaza diventa un far west dove spadroneggiano milizie e gang criminali.
Dopo mesi di combattimenti, nel giugno del 2007 arriva la resa dei conti. In una guerra lampo, rapida e cruenta, le brigate Ezzedin al-Qassam, meglio addestrate e più disciplinate, sbaragliano le forze di Fatah. Hamas diventa padrone della Striscia di Gaza
I territori palestinesi si spaccano in due: la Cisgiordania, amministrata dall'Anp e dal presidente Abu Mazen, e la Striscia di Gaza, governata da Hamas. "Fatah Land" e "Hamastan": di fatto due governi, due parlamenti, due premier, due forze armate. La Striscia di Gaza torna alla normalità, scompaiono le gang e le armi per le strade. Ma Hamas comincia a mostrare la sua vera faccia, quella dell'intolleranza. Arresti degli oppositori, soppressione del dissenso, un'operazione mediatica e sociale per far prevalere una versione molto più rigida dell'Islam, estranea a tanti palestinesi. A Gaza sempre più donne girano avvolte dai niqab, da cui filtrano solo gli occhi. Gli Internet caffé esplodono uno dietro l'altro. Sulle spiaggia anche gli uomini devono indossare una maglietta. L'embargo decretato da Israele sulla Striscia di Gaza, governata da una entità ostile, stritola l'economia. Manca di tutto, nei momenti più critici anche l'elettricità.

All'estero Hamas è da tempo dichiarata organizzazione terrorista dagli Stati Uniti e dall'Unione europea. Anche a Gaza il sostegno popolare cominciare a mostrare le prime crepe. Il movimento islamico deve trovare finanziamenti . Li riceve dai suo alleati, il Qatar, l'Iran e altri Paesi del Golfo. Denaro liquido, che arriva soprattutto in grandi sacchi attraverso i tunnel scavati al confine con l'Egitto.

Ed è proprio grazie all'industria dei tunnel che nel 2008 Hamas ricostruisce l'economia e il suo arsenale. Dal sottosuolo arriva di tutto: macchine, cemento, alimenti, farmaci. Duemila cunicoli che rappresentano il 90% dell'economia della Striscia. Hamas continua a colpire il territorio israeliano con i suoi rudimentali razzi Qassam, che col tempo sono sostituiti con missili più pericolosi. Per rispondere ai continui lanci, nel dicembre del 2008, Israele dà il via all'operazione Piombo Fuso: l'obiettivo è neutralizzare Hamas, distruggere i suoi supporti logistici e i tunnel, eliminare il maggior numero possibile di leader e rallentarne il riarmo. In tre settimane di bombardamenti muoiono quasi 1.400 palestinesi, tra cui molti civili. Ma Hamas resiste, poi risorge, e riprende a colpire con i suoi razzi. Neanche l'operazione Colonna di nuvole, nel 2012, riesce a neutralizzare il movimento islamico. Che rafforza il suo arsenale con missili siriani e iraniani.

Siamo alla terza operazione, quella iniziata lunedì. Israele è determinata. Vuole infliggere un durissimo colpo al movimento islamico. Questa volta, però, Hamas, è più isolata. Il Governo di unità formato in giugno con l'Anp dopo otto anni di crisi, è finora un'entità solo sulla carta. Hamas, peraltro, non può più contare sui Fratelli musulmani, sunniti anche loro ma dichiarati fuori legge in Egitto. Da quando si è schierata con i ribelli siriani, i suoi solidi rapporti con alleati strategici come l'Iran, la Siria di Bashar al Assad e gli Hezbollah libanesi (tutte forze sciite) si sono raffreddati. Hamas ha compreso che i raid israeliani, e le inevitabili vittime civili palestinesi, serviranno a ricompattare la popolazione di Gaza intorno alla sua leadership indebolita in nome della resistenza. Ed è per questo che non esiterà a colpire Israele con tutti i mezzi a sua disposizione. Qualunque sia il prezzo da pagare.

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