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Questo articolo è stato pubblicato il 11 luglio 2014 alle ore 06:37.

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Walter
Riolfi Non son passati due mesi da quando i gestori di hedge fund internazionali tessevano le virtù dei titoli azionari e di Stato d'Italia, Spagna, Portogallo e s'accalcavano per acquistare il debito della Grecia. Fino a quando potrà durare la corsa dei Btp? S'era chiesto a Stuart Mitchell, fondatore dell'omonimo fondo londinese e lui pure entusiasta compratore di tutti i debiti dei Paesi periferici. «Fino a quando lo spread sul Bund non sarà sceso all'1%», aveva detto. Era all'1,5% due mesi fa e il mercato pareva dargli ragione quando lo spread toccò un minimo dell'1,32% a giugno. Ieri era a 1,75 e, in verità, non c'è nulla di drammatico in questa correzione dopo due anni di quasi interrotti progressi.
Non sono stati solo i gestori a farsi suggestionare dai mercati. Perché anche le agenzie di rating s'erano convinte che le cose stessero andando meglio: al punto che Moody's aveva alzato il giudizio sul Portogallo e pure S&P l'aveva ritoccato all'insù. In realtà molte delle decantate virtù dei Paesi periferici stavano negli alti rendimenti che promettevano i titoli di Stato e nelle depresse quotazioni di quelli azionari; una parte poggiava anche sulle speranze di una ripresa economica in Eurozona, in grado di assicurare maggior stabilità finanziaria. Ora che la produzione industriale (nel mese di maggio) è calata sensibilmente in Italia, Francia e Germania, che la (parziale) insolvenza della seconda banca portoghese ha fatto scattare l'allarme su tutto il settore e, soprattutto, ora che i portafogli dei grandi investitori sono pieni di azioni europee e di titoli di Stato "periferici", un ripensamento della recente euforia è più che giustificato.
S'è provato a risentire i grandi gestori di hedge fund, un paio di strategist delle banche d'affari e i maggiori intermediari italiani e le loro risposte a questo malessere dei mercati non celano troppe preoccupazioni. Il responsabile del reddito fisso di una banca italiana, sostiene che i suoi clienti (istituzionali) non sono affatto spaventati e che già in tarda serata erano arrivati ordini di acquisto sui Btp da eseguire oggi. Riccardo Barbieri di Mizuho, è convinto che l'attuale allargamento dello spread sul Bund sia «un'opportunità d'acquisto».
Una relativa maggior preoccupazione pare aver colto gli operatori dell'azionario Italia e il broker di una delle maggiori Sim di Piazza Affari confessa che cenni di panico s'avvertono tra alcuni clienti. Ma c'è anche chi è propenso a comprare titoli bancari, poiché le quotazioni sono oggi ancor più a sconto sul «patrimonio tangibile». In effetti il settore bancario ha più che dimezzato (al 14%) i guadagni accumulati da inizio anno, mentre lo Stoxx bancario è già negativo.
È difficile dire quanto possa durare il presente malessere. Perché, al momento, di correzione si tratta e non di inversione di tendenza. Non ci sono elementi per pensare che la fase rialzista, che da due anni ha fatto crescere azioni e bond, sia alla fine e da Wall Street, ossia dal vero mercato che guida l'umore degli investitori, non arrivano segnali allarmanti.
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