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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2014 alle ore 14:31.
L'ultima modifica è del 12 luglio 2014 alle ore 15:19.

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Tra le tante sfumature dell'Estate c'è quella dell'ozio una delle modalità dello stile di vita slow, laddove la lentezza sconfina nel progressivo rallentamento fino al momento di stasi . Che non è poi così facile raggiungerla in un'epoca dai ritmi frenetici e sempre connessi. La pausa estiva non è solo una questione e necessità fisica ma molto di più in quanto implica un atteggiamento mentale e culturale da attribuire tanto all'attivismo che al riposo. Al riguardo una recente indagine condotta da "OmniBus Study" confermerebbe la fama degli italiani come "oziatori" " e maestri del "dolce far niente": pare siamo il fanalino di coda europeo, quando si parla di fitness praticato con costanza.

La speciale classifica dei giorni di sport spesi nell'arco di un anno è chiusa pari merito, o forse demerito, dal nostro Paese e dall'Olanda, con rispettivamente 96 e 93, a fronte di una media europea di 108 giorni. La classifica ovviamente è dettata dal modello positivo dell'attivismo contrapposto a quello negativo dell'inattività. Tuttavia rileggendo Milan Kundera ne "La lentezza" si comprende che l'ozio bene inteso è tutt'altro: "solo nel nostro mondo l'ozio è diventato inattività, che è tutt'altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca".

L'ozio correttamente inteso è invece la premessa di un movimento cercato e trovato da parte di chi è poi pronto a ripartire carico di idee ed energie. Si tratta di un "ozio creativo" ossia di quello stato di grazia che ispira l'artista nel realizzare i suoi capolavori. Non a caso John Lennon ha scritto un paio di canzoni sulla propria indole pigra e oziosa ("I'm only sleeping" e "I'm so tired") alla base della propria produttività artistica. Il fondatore dei Beatles condivideva quel che diceva Joseph Conrad ossia " come faccio a spiegare a mia moglie che, quando guardo dalla finestra, io sto lavorando?".

Infatti per gli antichi Romani, che non sono stati certo a dormire visto che hanno costruito un Impero, il termine otium non equivaleva al dolce far niente ma al tempo "libero dagli impegni" nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa. Quella creatività perduta e ritrovata che torna utile poi nel proprio lavoro quando possiamo rendere le idee maturate nell'ozio come fonte di ricchezza. Dunque durante le proprie "ferie" intese nel significato originario di "riposo per lo più estivo" serve anche oziare, una condizione per essere liberi e vivere un tempo finalmente liberato e non cadenzato da impegni.

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