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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2014 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 13 luglio 2014 alle ore 16:09.

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BRUXELLES. Mancano tre giorni al vertice che dovrà designare i nuovi responsabili comunitari, chiamati a dare una risposta alla crescente disaffezione della pubblica opinione nei confronti del progetto europeo. Alla ricerca di un difficile equilibrio Nord-Sud, Est-Ovest, Socialisti-Popolari, donna-uomo, i ventotto capi di stato e di governo dovranno mercoledì confermare la nomina di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione, e designare un nuovo Alto rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza.

L'Eliseo ha annunciato ieri che il presidente francese François Hollande ha avuto un colloquio telefonico con sette primi ministri socialdemocratici, tra cui il premier italiano Matteo Renzi, per preparare l'incontro di mercoledì. Secondo l'entourage di Hollande, gli uomini politici vogliono che nel corso del vertice «la scelta delle persone tenga in conto la presenza dei socialdemocratici sui principali temi» all'ordine del giorno, tra cui naturalmente il rilancio della crescita economica.
L'Italia ha candidato alla posizione di Alto rappresentante, e quindi vice presidente della Commissione, l'attuale ministro degli Esteri Federica Mogherini. Ad alcuni osservatori, la posizione pare troppo defilata rispetto ad altre nell'esecutivo comunitario. Si occupa di una materia che deve essere decisa all'unanimità, che è spesso occasione di tensioni tra stati membri e che, a causa dei suoi numerosi viaggi, tiene il responsabile lontano da Bruxelles e dagli affari correnti della Commissione.
La diplomazia italiana risponde che l'Alto rappresentante può sedere nel Consiglio europeo e quindi può giocare un ruolo influente nelle decisioni comunitarie. L'attuale Alto rappresentante, l'inglese Catherine Ashton, non si è avvalso di questa possibilità. La signora Mogherini, invece, se ne avvarrebbe. Da vice presidente dell'esecutivo comunitario avrebbe poi un diretto contatto con Juncker, che proprio martedì dovrebbe ricevere (salvo sorprese) il voto di fiducia del Parlamento a Strasburgo.
Pur apprezzata dai suoi omologhi nel Consiglio Affari esteri, non è chiaro qui a Bruxelles se la signora Mogherini riuscirà a ottenere la nomina. «È appoggiata da un grande paese membro, e potrebbe ricevere il benestare dei vecchi paesi dell'Unione - spiega un alto responsabile europeo -. I problemi però sono tre: l'esperienza; le sue posizioni pro-russe che non piacciono a molti a Est; la concorrenza del ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski».
Nel suo programma elettorale, Juncker sottolinea che l'Alto rappresentante dovrà essere persona «forte e di esperienza», capace di lavorare in concerto con i commissari per il commercio, lo sviluppo, l'aiuto umanitario e il vicinato. Sulla scia della crisi ucraina, nello stesso modo in cui il ministro italiano è ritenuto troppo filorusso, il ministro polacco è considerato troppo antirusso. Una eventuale scelta di compromesso potrebbe essere Kristalina Georgieva, l'attuale commissario bulgaro allo sviluppo.
Sulle altre designazioni prevale l'incertezza. Spiega l'alto responsabile europeo: «Se possiamo, decideremo su altre posizioni, ma il presidente del Consiglio Herman Van Rompuy non vuole creare aspettative». Aggiunge un diplomatico di alto rango: «Le pressioni dei paesi stanno aumentando per cercare di chiudere su alcune nomine ed evitare di trascinare i piedi». Ieri i leader socialisti si sono accordati per chiedere a Hollande di discutere della questione con Van Rompuy e il cancelliere tedesco Angela Merkel.

Molti diplomatici prevedono un confronto acceso sulla nomina di un nuovo presidente del Consiglio europeo. Intanto, durante una audizione parlamentare questa settimana, Juncker avrebbe detto di voler nominare commissario agli affari economici un socialista. Commenta sorridendo un responsabile europeo: «Chi meglio di un socialista potrebbe far accettare alla Commissione affari economici guidata da un socialista (l'italiano Roberto Gualtieri, ndr) tutte le sottigliezze di una nuova apparente flessibilità del Patto, nei fatti già esistente?».
I nomi sono due: l'attuale presidente olandese dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e l'ex ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici, entrambi di centro-sinistra. In passato, Juncker ha avuto screzi con Dijsselbloem, che alla televisione olandese gli ha rimproverato di bere troppo. Sempre ieri, i leader socialisti riuniti da Hollande si sono accordati perché sia socialdemocratica almeno una delle due principali figure in campo economico: il commissario agli affari economici o il presidente dell'Eurogruppo, se questo diventasse una posizione permanente
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