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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2014 alle ore 19:15.
L'ultima modifica è del 14 luglio 2014 alle ore 19:32.

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Raffaele Cantone (LaPresse)Raffaele Cantone (LaPresse)

Secondo il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, l'avviso di garanzia ricevuto dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, non incide sull'inchiesta che riguarda l'Expo.

Pur ammettendo di «non aver approfondito» la vicenda che riguarda il Governatore e di averne «letto solo la notizia», Cantone ha infatti spiegato che «secondo me siamo in una fase tale che non ha alcuna incidenza sulla vicenda Expo». Parlando a margine di un convegno sulla corruzione alla Camera, il presidente dell'Autorità ha comunque premesso che «io sono garantista da sempre e lo ero anche da pm, perché so bene che l'avviso di garanzia é a tutela dell'indagato».

«Non si può tenere in vita una legge sugli appalti che viene sistematicamente derogata. Non c'è appalto rilevante per il quale non ci siano più deroghe delle norme del codice sugli appalti», ha aggiunto Cantone. Ha poi fatto l'esempio dell'Expo: «Ci sono 85 deroghe, in pratica non si applica nessuna norma del codice sugli appalti'». La legge «ormai si applica solo sugli appalti di serie B, non c'è appalto decente per il quale si possa applicare», ha sottolineato. Quanto al Mose, «era necessario tenere una legge del 1984, che consentisse di fare il bello e il cattivo tempo?». Quanto sta accadendo dimostra, a giudizio di Cantone, «la necessita di una legge che preveda sì meccanismi di deroga, ma dentro la legge».

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