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Questo articolo è stato pubblicato il 15 luglio 2014 alle ore 12:33.
L'ultima modifica è del 15 luglio 2014 alle ore 13:09.

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Ancora una volta a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile di Gaza, sottoposta da otto anni al blocco economico di Israele e ostaggio di Hamas e dei gruppi combattenti islamici. La situazione è drammatica e non da oggi: l'economia è devastata, la disoccupazionea tra i giovani è tra il 65% e l'80%,, l'acqua non è potabile al 90%, i rifugiati palestinesi della Striscia sono oltre un milione e 200mila e coloro che dipendono dagli aiuti alimentari delle Nazioni Unite per sopravvivere sono più di 800mila.

Da fuori arriva poco o nulla perché gli egiziani bloccano il valico di Rafah, quello di Erez controllato dagli israeliani è fermo, mentre l'unico aperto è Kerem Shalom dove passano i rifornimenti di cibo e carburante destinati all'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi che da 64 anni opera direttamente sul territorio e senza intermediari. L'Unrwa, che conta sui finanziamenti volontari per assistere la popolazione, segnala che l'alluvione dello scorso dicembre che ha colpito Gaza ha consumato molte delle scorte alimentari e umanitarie mentre si assiste a una nuova ondata di profughi interni alla Striscia, oltre 17mila sfollati che vengono ospitati nelle scuole dell'Onu. Potrebbero diventare presto 50mila.

In questi giorni, nonostante sia prevista la loro inviolabilità, sono stati colpiti e distrutti 49 edifici della Nazioni Unite, tra cui scuole, ambulatori, magazzini per la distribuzione alimentare.

Come vivono gli sfollati? Ogni classe ospita tre famiglie alle quali viene distribuito un kit di emergenza: una coperta per ciascuno, un materasso singolo per ogni adulto e uno per due bambini, una stuoia sottile, una tanica per l'acqua potabile, pentole, ciotole e qualche utensile da cucina. I razzi che lanciano Hamas, le Brigate Qassam e la Jihad islamica sono sempre più sofisticati, adesso la guerriglia dispone anche di droni, così come ovviamente la tecnologia bellica israeliana è avanzatissima, efficace e non lascia scampo, ma i civili, quando sopravvivono, vedono davanti a loro dopo le ondate dei bombardamenti e dei combattimenti abitazioni distrutte e un destino da profughi, costretti a maneggiare una quotidianità avvilente e fatta di povere cose. Ma anche queste povere cose mancano e servono fondi per l'assistenza medica, per nutrire la popolazione, riparare le case danneggiate, garantire un rifugio precario ma sicuro, e molto altro ancora.

Noi questa volta siamo lontani dal teatro dell'ennesimo scontro tra israeliani e palestinesi ma conosciamo bene la situazione, per questo l'Unrwa lancia un appello per la raccolta di donazioni: da alcune generazioni oltre 5 milioni di palestinesi sono profughi e oggi il Medio Oriente, sconvolto dai terremoti geopolitici e dalle rivolte, ha visto aggiungersi altre milioni di persone costrette a lasciare le loro case o il loro Paese, dai siriani agli iracheni.

È nata una nazione di rifugiati con milioni di persone e assai
labili speranze per il futuro.

PER DONARE ALLl'UNRWA DALL'ITALIA
www.unrwaitalia.org/sostienici
CCP 1009954163 intestato a Comitato Italiano per l'UNRWA onlus
Bonifico bancario: iban IT05T0326803213052840084400
intestato a Comitato Italiano per l'UNRWA onlus
Online: http://www.unrwaitalia.org/sostienici/dona-ora

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