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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2014 alle ore 14:06.
L'ultima modifica è del 16 luglio 2014 alle ore 14:07.

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Romano ProdiRomano Prodi

«Se fossi stato informato di vicende precise, a quest'ora sarei ancora presidente del Consiglio». Così Romano Prodi, ascoltato oggi come testimone a Napoli al processo sulla presunta compravendita dei senatori (imputati per corruzione Silvio Berlusconi e l'ex direttore de L'Avanti Valter Lavitola) che avrebbe causato la caduta del suo governo nel 2008.

Prodi: non conoscevo De Gregorio
E' durata meno di un'ora la deposizione dell'ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, dinanzi alla Quinta sezione penale del Tribunale di Napoli. Il Professore è stato ascoltato come teste nel processo che vede come nucleo il passaggio del senatore Idv, Sergio De Gregorio nelle file del Pdl. Episodio che contribuì alla caduta del governo Prodi. «Non sapevo neanche chi fosse il senatore De Gregorio, non l'avevo mai conosciuto. Venivo da esperienze politiche extra italiane - ha detto Prodi - l'unica occasione in cui ho avuto modo di fare la sua conoscenza è stato nel giugno 2013 quando ho ricevuto da parte sua una lettera di scuse per la caduta del mio governo». Missiva che è stata acquisita dalla Corte come elemento utile al processo, ma la cui utilizzabilità sarà valutata dopo l'esame come teste dello stesso senatore De Gregorio.

Prodi: solo chiacchiericci su cambio casacche
Rispetto alla cosiddetta compravendita di senatori, nota come "Operazione libertà", che l'ex Cavaliere avrebbe attuato per avviare una sorta di campagna acquisti per spingere parlamentari della maggioranza a passare all'opposizione per far cadere il governo, il Professore ha detto di non «ricordare nulla in particolare». «C'erano manovre nascoste che potessero determinare il passaggio dal centrosinistra al centrodestra durante il suo Governo tra il 2006 e il 2007?», ha esordito il pm Vincenzo Piscitelli. «Erano chiacchiere quotidiane e mai fui informato di cose specifiche altrimenti sarei ancora presidente del Consiglio», la risposta di Prodi che ha aggiunto: «Non ho mai avuto riferimenti specifici che un solo mio parlamentare si indirizzasse verso un altro partito, l'ho saputo solo quando ho ricevuto la lettera del senatore Sergio De Gregorio che mi chiedeva perdono per il disvalore delle sue condotte. Era il luglio del 2013».

Le tensioni sulla nomina di Gregorio alla commissione Difesa
Prodi ha ricordato le tensioni sulla nomina di Sergio De Gregorio a presidente della Commissione Difesa. «Ci furono fortissimi scontri quando ci fu la nomina di De Gregorio a presidente della Commissione Difesa - ricorda - fu molto contestata e contrastata perché fu eletto con voti dell'opposizione e fu una elezione inaspettata. Ogni giorno c'erano incontri per contare i senatori sulla tenuta della maggioranza. Se avessi saputo che il senatore De Gregorio intendeva passare al centrodestra avrei avuto più attenziome. Io al Governo ci stavo bene».

L'audizione lo scorso anno
Prodi fu ascoltato come persona informata dei fatti l'8 marzo dello scorso anno dai magistrati della procura partenopea nel corso delle indagini preliminari, poco prima della chiusura dell'inchiesta. Il Professore è stato inserito nella lista dei testimoni depositata in occasione dell'apertura del dibattimento dai pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Fabrizio Vanorio e Alessandro Milita.

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