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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 07:32.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 09:53.

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Se lo capisci, lo eviti. Il Politecnico di Milano sfida il gioco d'azzardo patologico con la più ostica delle (sue) avversarie: la matematica. BetOnMath, il percorso ideato dai ricercatori dei laboratori di Modellistica e Calcolo Scientifico (Mox) e di Formazione, Didattica e Sperimentazione (Fds) del Dipartimento di Matematica, cura alla radice i germi della ludopatia con un itinerario di formazione e sensibilizzazione sui banchi delle scuole superiori. L'iniziativa, già sperimentata su un gruppo pilota di 22 insegnanti di matematica e 400 studenti, si allargherà nell'edizione al via ad ottobre fino a una "super classe" di 80 docenti e quasi 2mila allievi.

La matematica anti-dipendenza si insegna a scuola
Il progetto sta tutto nel nome, "Bet-on-math": scommetti sulla matematica, come vaccino dagli abusi di gioco che non fanno sconti tra generazioni. Il percorso didattico, rivolto agli insegnanti e alle rispettive classi, fornisce gli strumenti per un'interpretazione più ragionata dei meccanismi probabilistici e decisionali che stanno alla base della dipendenza. Il ragionamento è semplice: se le carte sono scoperte prima di iniziare, il "brivido" del gioco può restare – appunto - un brivido. Non sempre di piacere, visti i numeri di un fenomeno che ha movimentato quasi 85 miliardi di euro nell solo 2013 ... «Non si tratta di dire cosa è bene e cosa è male. Vogliamo solo fornire delle basi che permettano di capire a una fetta importante di popolazione cosa fa e perché lo fa» spiega Nicola Parolini, ricercatore di Analisi Numerica al Politecnico di Milano. La passione (smodata) per il gioco attecchisce su qualsiasi fascia d'età. E se si parla di giovani, come nel caso di BetOnMath, l'attività non può che essere di prevenzione: «La dipendenza copre, in maniera uniforme, tutte le fasce d'età. Il nostro intento è quello di proporre un percorso che anticipi il problema, un paradigma formativo e informativo sulla questione – spiega Parolini - Abbiamo tenuto che questo progetto arrivasse agli insegnanti, perché il modo più organico è sensato non è andare noi nelle classi – ma formare i docenti, che a propria volta formeranno i ragazzi».

I "trucchi" del gioco. E come smascherarli
Ma quali sono i concetti che difendono dalla ludopatia in maniera – è il caso di dirlo - "matematica"? «Quelli che cerchiamo di spiegare sono soprattutto due: la bassa probabilità di vincere e l'iniquità del gioco stesso – evidenzia Parolini -. La bassa probabilità perché bisogna ricordare che le vincite che attraggono (dalle lotterie alle schedine) sono sempre e comunque improbabili: insomma, il cosidetto "senso del numero". Non facciamo sempre questo esempio: vincere al Superenalotto è probabile quanto entrare, bendato, in un Maracanà riempito da 600 milioni di palline e trovare l'unica (!) di colore rosso». E l'iniquità del gioco? «È l'aspetto più critico da far capire: tutti i giochi d'azzardo sono iniqui perché ridistribuiscono in premi solo una parte della quota raccolta. Tanto che l'unico modo per "rischiare" di vincere è giocare una volta sola: il gioco metodico, contrariamente al pensiero comune, abbassa la probabilità di vincita».

I numeri (e il Politecnico) contro le dipendenze
I trucchi del caso fanno il resto. Dalle installazioni sulle macchinette in là: «Pensiamo solo all'idea della "quasi vincita": se uno gioca alla slot machine e perde per poco, la macchina produce dei suoni che sono vicini a quelli emessi quando si vince. Così uno non può che pensare: ecco, ci sono quasi... Lo stesso vale per il gratta e vinci, quando inseriscono sequenze numeriche che si avvicinano a quelle vincenti. Fa parte del prodotto, è chiaro. Ma è bene sapere come funziona!». Il progetto è tra i nove vincitori 2013 di Polisocial Award, il contest per ricerca a fini sociali organizzato dall'ateneo di Piazza Leonardo con il supporto della Fondazione Politecnico. La matematica al servizio del sociale? Di certo, a fine corso (settebre 2015) i contenuti saranno disponibili su una piattaforma gratuita. «L'analfabetismo matematico è pervaviso e molto più diffuso dell'analfabetismo linguistico – fa notare Parolini - Come gruppo di matematici pensiamo che la matematica, oltre a giocare un ruolo nell'industria e nella tecnica, può giocare un ruolo anche nella società. Si deve provare a far uscire le competenze e metterle a servizio della società».

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