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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 07:16.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 07:19.

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WASHINGTON – C'e' una nuova dimensione per Expo 2015: l'evento puo' diventare l'occasione per indicare percorsi destinati a sopire rivolte in paesi instabili, calmare aggressivi movimenti migratori, ridurre tensioni terroristiche, contribuendo a rafforzare la sicurezza nazionale americana ed europea. Questo quadro non e' una proiezione astratta, ma e' la pietra angolare su cui poggia la strategia degli Stati Uniti e del dipartimento di Stato per dare contenuto al ruolo del padiglione americano.

L'inquadramento politico oltre che alimentare e' del segretario di Stato John Kerry, che ha partecipato in modo virtuale alla cerimonia di posa della prima pietra per la costruzione del padiglione: "Per noi L'Expo 2015 vuole dire prima di tutto sicurezza alimentare, e diventa parte del mosaico che ci consetira' di migliorare la nostra sicurezza nazionale, sia in America che in Europa" ha detto Kerry in diretta dalla Benjamin Franklin Room, il sontuoso salone dei ricevimenti del dipartimento di Stato, da dove ha dato il via alla posa virtuale della prima pietra dialogando in diretta e via satellite con il Presidente della regione Lombardia Bobo Maroni, il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, l'Ambasciatore americano John Philips, l'amministratore di Expo 2015 Giuseppe Sala e i rappresentanti della American Chamber of Commerce a Milano.

"Entro il 2050 ci saranno 9 miliardi di persone su questo pianeta e ci saranno cambiamenti climatici. Gli scienziati dicono che avremo due miliardi di persone in piu' da sfamare rispetto a oggi e che dovremo aumentare del 60% la produzione di cibo. Dobbiamo farlo in modo sostenibile e non potremo farlo senza innovazione e l'innovazione fa parte del nostro DNA e' una definizione dell'America" ha continuato Kerry.

E dire che appena pochi mesi la partecipazione americana, che per legge deve essere finanziata con capitali strettamente privati era in forse. L'American Chamber of Commerce a Milano e l'Ambasciata americana a Roma sono state centrali per la raccolta di adesioni operando dall'Itlia e, da questa parte dell'Atlantico, ci sono stati ruoli chiave dell'ex Ambasciatore americano a Roma David Thorne (oggi consigliere di Kerry) e dell'Ambasciatore d'Italia Claudio Bisogniero. Il risultato e' che ci si trova gia' a meta' strada. Lo sponsor americano piu' importante e' General Electric, con un contributo di $5MM, seguono Uvet American Express con $2,5MM e poi con contributi fra un milione e un milione e mezzo di dollari, 3M, Du Pont, McKinsey, Illy Caffe, Coca Cola che ha annunciato la sua adesione in questi giorni. Coca Cola in realta' ha gia' un suo padiglione che costera' fra i $5MM e il $7MM. A questo punto, con la fine di luglio quando ci saranno altre adesioni ci si apsetta di coprire circa il 40% del costo totale di $55MM stimato per il padiglione americano. In arrivo dovrebbero esserci un'altra decina di aziende parte di Fortune 500 soprattutto nell'ICT (Information Communication Technology). Sorprende infatti che grandi colossi della nuova economia come Facebook o Google o Yahoo si siano tenuti fuori da questo progetto, chiave per un impegno di Corporate Social Responsability.

Anche perche' il padiglione americano e' una costruzione avveniristica che ospitera' articolate le sottotematiche su quella primaria indicata da Kerry. Oltre alla sicurezza e alla "responsabilita'" vi saranno altri quattro temi: il taglio globale della sostenibilita' agroalimentare; il ruolo chiave dell'innovazione in tutte le sue manifestioni anche in quella di prodotti modificati geneticamente, visti con sospetto in Europa; con una parete destinata a coltivazioni rappresentative dei 50 stati americani, con un meccanismo per fare ogni giorno una piccola raccolta.

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