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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 14:44.
L'ultima modifica è del 17 luglio 2014 alle ore 19:01.

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Renzi: faremo giro ufficiale con altre forze politiche su Italicum
Pronta la replica del premier: «Da qui al primo di agosto, o comunque al momento in cui la riforma costituzionale sarà approvata, facciamo un giro ufficiale con tutte le altre forze politiche che stanno consentendo di fare le riforme e la legge elettorale. Tra la nostra proposta e la vostra non c'è il Rio delle Amazzoni, c'è un ruscello». E ha ribadito a Di Maio che lo incalzava su una data: «Rivediamoci, Pd e M5s, prima che la legge elettorale sia discussa in aula al Senato».

Renzi a M5S: su riforme non siamo così lontani
Sulle riforme costituzionali è stato il premier a incalzare così Di Maio: «Vogliamo tenerla aperta o no la discussione sulle riforme costituzionali e se sì quali sono i punti su cui voi non accettate totalmente nessun tipo di accordo? Non mi sembra che siamo così lontani nel merito della riforma». A lui ha replicato Di Maio: «L'unica cosa su cui siamo assolutamente contrari è la questione dell'elettività del Senato, che per noi è un punto centrale». Poi ci sono altri aspetti a cui i 5 Stelle non intendono rinunciare. «Siamo contrari all'aumento del numero di firme per il referendum e vogliamo una sanità più centrale, statalizzata: una sola in tutta Italia e non tante sanità diverse», ha spiegato Di Maio.

«Immunità? Discutiamo, ma coinvolgendo tutti»
Di Maio, senza mai nominarlo, ha cercato di smontare il patto del Nazareno Renzi-Berlusconi sulle riforme. E ha ricordato a Renzi: «Con i nostri e vostri voti possono diventare legge le preferenze e l'intervento sull'immunità parlamentare». Poi ha di muovo provato a mettere all'angolo Renzi: «Il Pd vuole eliminare l'immunità ai parlamentari come chiede il M5S?». Ma il premier-segretario ha preso tempo, ribadendo la necessità di un accordo ampio («Noi siamo pronti a discutere di tutto a condizione di coinvolgere anche gli altri»).

I nodi sul tappeto
Renzi in una lettera pubblicata il 14 luglio sul sito del Pd aveva definito «molto interessante» la risposta ricevuta dal M5s ai 10 punti posti dal Pd per discutere di legge elettorale e riforme. In particolare aveva apprezzato le aperture del M5s su ballottaggio, premio di maggioranza e fine del bicameralismo perfetto. Ma il segretario aveva ribadito che la legge elettorale «va approvata il prima possibile, entro il 2014. E non aveva nascosto i punti di divergenza. Giudicando insufficiente per garantire la governabilità il premio di maggioranza che arriva «fino al massimo al 52%» proposto dal M5s al secondo turno. Né aveva sottovalutato il passaggio «delicato» posto dai grillini che attribuiscono il premio «alla lista vincente», mentre «noi abbiamo proposto il premio di maggioranza alla coalizione». Non solo. Aveva anche definito «molto seria» la posizione del M5s sull'immunità (da cancellare per deputati e senatori, all'infuori della garanzia dell'insindacabilità per le opinioni e i voti espressi). E aveva aggiunto: «Siamo pronti a discuterne, anche con gli altri partiti».

Le richieste del M5s
Il M5s dal canto suo, al di là delle aperture su ballottaggio con premio di maggioranza e fine del bicameralismo perfetto aveva rilanciato sul Senato elettivo, su un primo turno proporzionale privo di soglie di sbarramento, sul doppio turno di lista e non di coalizione (vanno al ballottaggio i primi due partiti più votati). E soprattutto sulle preferenze, un tema su cui i grillini sanno di poter trovare ampie convergenze anche nella maggioranza (sono sponsorizzate dal Ncd e da una larga parte della minoranza Pd).

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