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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2014 alle ore 14:40.
L'ultima modifica è del 18 luglio 2014 alle ore 14:57.

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La requisitoria del sostituto procuratore generale di Milano Pietro De Petris nell'appello Ruby e le sue, sia pur prevedibili, conclusioni (confermare la condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni, per concussione e prostituzione minorile, nonché l'interdizione perpetua dai pubblici uffici) ripropongono una serie di scenari sulle sorti giudiziarie dell'ex premier, non indifferenti rispetto ad altri scenari, politico-istituzionali. Il fattore tempo è e resta centrale.

Dopo le arringhe dei difensori (il 15), venerdì 18 è arrivato il verdetto della Corte d'appello, ma indipendentemente dal suo contenuto, trascorreranno altri mesi perché diventi definitivo. Tanto che si profila un testa a testa tra la fine dell'affidamento in prova ai servizi sociali di Berlusconi per scontare i 10 mesi e 15 giorni della condanna Mediaset (3 dei 4 anni sono stati indultati) e la sentenza definitiva della Cassazione, anche se è più probabile che quest'ultima arrivi successivamente. In ogni caso, si arriverà alla primavera 2015, non prima. Ben più lunghi i tempi per chiudere le altre pendenze giudiziarie dell'ex Cavaliere: a Napoli, il processo sulla compravendita di senatori, nel 2006, è in primo grado (ma la prescrizione scatterà già a ottobre 2015); a Bari è stato appena chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito del procedimento sulle feste nelle residenze dell'ex premier; a Milano il Ruby ter per la corruzione dei testimoni è ancora alle prime battute. Ecco perché la vera minaccia incombente è considerato il processo Ruby.

I tempi. Oltre al verdetto, i giudici d'appello diranno quando depositeranno la motivazione. Il termine ordinario è 15 giorni che possono però allungarsi a 90. E sembra che la Corte li voglia utilizzare tutti vista la delicatezza della vicenda, in fatto e in diritto. Nel primo caso, ci sarebbero 30 giorni per poi presentare ricorso in Cassazione (quindi entro il 15 ottobre, perché c'è la sospensione feriale), nel secondo, invece, ce ne sarebbero 45 per cui, se la sentenza dei giudici d'appello fosse depositata il 18 ottobre, il ricorso arriverebbe al Palazzaccio i primi di dicembre ma l'udienza, stando ai tempi medi di fissazione della Cassazione (e tenuto conto di trasmissione atti, avvisi, notifiche), verrebbe celebrata tra maggio/giugno 2015, se non oltre.

Nel primo caso (motivazioni d'appello depositate in 15 giorni) si anticiperebbe di qualche mese ma la parola fine arriverebbe comunque dopo la conclusione dell'affidamento in prova ai servizi sociali, disposto dal Tribunale di sorveglianza di Milano il 10 aprile e cominciato il 9 maggio presso la Casa di cura e riposo di Cesano Boscone, dove Berlusconi va un giorno alla settimana per non meno di 4 ore. Pertanto, a fine febbraio o, al più tardi, a fine marzo - sempre che nel frattempo l'ex premier non violi le prescrizioni impostegli, tra cui il rispetto per la magistratura e le sentenze - il Tribunale di sorveglianza potrebbe dichiarare «estinta la pena e tutti gli effetti penali» della condanna Mediaset. Insomma, capitolo chiuso. Ma fino a un certo punto.

Condanna. Se la sentenza definitiva sul caso Ruby, benché successiva, fosse di condanna, l'indulto potrebbe essere revocato. Ma dipenderà dall'entità della pena. I 3 anni condonati con la sentenza Mediaset "rivivrebbero" - sommandosi a quelli della sentenza Ruby - soltanto a una condizione, e cioè che la successiva condanna «non sia inferiore a 2 anni», dove con questa espressione ci si riferisce non alla pena complessiva ma a quella dei singoli reati per i quali è stata riconosciuta la responsabilità. Ipotesi remota nel processo Ruby, stando alle conclusioni del Pg De Petris che ha chiesto la conferma a 7 anni; ma considerata più che realistica dalla difesa che punta ovviamente all'assoluzione o a pene più miti.

Comunque sia, per fare qualche esempio: se Berlusconi fosse condannato a 2 anni per ciascun reato, o addirittura a una pena più alta, scatterebbe la revoca dell'indulto e l'ex premier finirebbe in carcere (più probabilmente, vista l'età, in detenzione domiciliare); se invece la condanna fosse di un anno e 9 mesi, l'indulto non sarebbe revocato e si potrebbe persino riaprire un secondo capitolo di affidamento ai servizi sociali (o di detenzione domiciliare). Molto dipenderà da come i giudici - in appello e in Cassazione (che potrebbe anche annullare con rinvio la sentenza, allungando quindi i tempi) - qualificheranno sia la famosa telefonata di Berlusconi in Questura - se come concussione (pena da 4 a 10 anni), come induzione (da 3 a 8) o come un altro reato, ad esempio l'abuso d'ufficio (da 6 mesi a 3 anni) - sia i rapporti sessuali tra Berlusconi e Ruby - come induzione alla prostituzione minorile (da 6 a 12 anni) o come atti sessuali con minorenni (da 1 a 6 anni) - e se concederanno o no le attenuanti generiche.

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