Bologna, l'ex Cie si trasforma in centro d'accoglienza per i profughi

Da Centro di Identificazione ed Espulsione a centro di accoglienza per duecento profughi arrivati per lo più dal continente africano la scorsa notte carichi di stanchezza e speranza. A Bologna si è lottato contro il tempo per staccare le sbarre dalle finestre che caratterizzavano quello che era un luogo di segregazione, l'ex Cie di via Mattei, e al loro posto lasciare vetri lucidi che si affacciano sulla periferia della città.

I duecento profughi ospitati nel centro di accoglienza sono quelli destinati dal Viminale a Bologna e, prima di arrivare nel capoluogo emiliano, erano stati tratti in salvo dalle navi della Marina Militare nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum. Qui, nell'ex centro di identificazione ed espulsione, resteranno in attesa dell'accoglimento delle loro richieste di asilo politico. Arrivano tutti da Paesi in cui le case portano, inequivocabili, i segni delle granate e dei proiettili, in cui l'aria è attraversata dalle bombe e non dagli uccelli e in cui, per loro, vivere è diventato impossibile. Tra i duecento arrivati nella notte ci sono anche donne che, nonostante gli occhi sgranati e impauriti, abbozzano un sorriso mentre affidano per un momento i loro bambini ai volontari che li hanno accolti allestendo per loro letti con veri materassi e coperte di lana. Quegli stessi volontari che in meno di 24 ore si sono attivati per trasformare questo ex luogo di detenzione in un luogo adatto ad accogliere e tranquillizzare. Hanno avuto una sola giornata di tempo da quando il Comune di Bologna ha ufficializzato la riconversione del centro (che era chiuso ormai da un anno, da quando cioè era stata annullata l'ultima convenzione con la società che lo gestiva) che andava pulito e sistemato.

Alla fine tutto è andato per il meglio: dopo la fila per la registrazione ognuno dei 200 arrivati ha trovato il suo letto e un pasto caldo. Per ricominciare a vivere in pace.

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