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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2014 alle ore 08:23.

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NEW YORK - Dopo una delle giornate più sanguinose a Gaza, il segretario di Stato John Kerry ha deciso di recarsi al Cairo per cercare un cessate il fuoco immediato nella guerra in corso fra israeliani e palestinesi. Il suo interlocutore immediato sarà il presidente egiziano al Sisi.Una decisione sofferta: l'America aveva deciso di restare a guardare dopo che Kerry aveva fallito un paio di mesi fa nel suo tentativo di mediare un accordo per prolungare un negoziato di pace fra israeliani e l'autorità palestinese.

Ma ora le cose sono cambiate. Gli Usa non possono assistere alla morte di centinai di persone in una regione dove sono coinvolti da sempre per promuovere iniziative per la pace. E dunque la partenza, annunciata per caso da un Kerry esasperato mentre, ignaro di essere registrato, parlava con uno dei suoi capi di gabinetto, Johnatan Finer. Kerry si trovava in un intervallo durante la registrazione di uno dei suoi interventi nei programmi della domenica mattina. A un certo punto lo si sente chiamare il suo capo di gabinetto e dirgli, prima ironico riferendosi all'avanzata israeliana: «Mi sembra proprio una operazione mirata... dobbiamo andare sul posto». Si sentono da lontano le parole della sua controparte, Finer, che gli dà aggiornamenti sulla situazione, poi di nuovo Kerry che dice «dobbiamo andare sul posto, dobbiamo partire stanotte, è da pazzi stare qui a perdere tempo».

Al Cairo, Kerry incontrerà oltre alla leadership egiziana anche il leader palestinese Abbas e quasi certamente il segretario generale dell'Onu Bank Ki Moon, che si trova già nella regione e che ieri aveva visitato l'emiro del Qatar, un altro protagonista di questa vicenda. L'obiettivo è fermare la guerra immediatamente, ma pur essendo questo un obiettivo comune, non c'è da credere che Israele si fermi proprio ora che ha perduto una quindicina di soldati a quando è partito il conflitto. D'altra parte vi sono delle opportunità anche per Gerusalemme: Hamas è debole e il governo Al Sisi è contro Hamas e la sua struttura terroristica perché molto vicini a all'amministrazione precedente, gestita dai Fratelli musulmani di Mohammed Morsi. Ma l'obiettivo è di superare queste differenze e raggiungere un accordo prima di tutto all'interno dello stesso mondo arabo.

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