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Questo articolo è stato pubblicato il 23 luglio 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 23 luglio 2014 alle ore 16:11.

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Un momento dell' inaugurazione dell'Autostrada A35 Brebemi (Ansa)Un momento dell' inaugurazione dell'Autostrada A35 Brebemi (Ansa)

ROMA - Un traffico di 40mila veicoli alla partenza e di 60mila a regime. Ecco la "portata" che avranno i 62 km di nuova autostrada che verranno inaugurati oggi lungo la direttrice Milano-Bergamo-Brescia. La ormai "leggendaria" Brebemi, dopo 5 anni di lavori (e circa 10 anni dall'aggiudicazione della gara), diventa realtà con l'obiettivo di attrarre una parte significativa del traffico che attualmente si concentra sulla A4 o congestiona la viabilità ordinaria assediando i centri abitati delle pianure lombarde.

Un risultato storico, se si considera che si tratta di un'opera realizzata con capitali privati e per di più nel periodo di maggiore crisi delle infrastrutture. «È stato difficile arrivare al traguardo – conferma Michele Pizzarotti, vicepresidente dell'impresa di Parma in prima fila nella realizzazione dell'opera –. È uno dei primi grandi project realizzato nel pieno della stretta economica. Non è un caso che il closing finanziario sia arrivato a cantieri avanzati. Per noi gestire i lavori garantendo i pagamenti ai fornitori è stato un mezzo miracolo». L'investimento è di 2,24 miliardi inclusi gli oneri finanziari, mentre l'opera è costata 1,6 miliardi. I lavori sono iniziati a luglio 2009, quindi l'inaugurazione arriva a 5 anni esatti dal via. Tra un passaggio e l'altro i costi sono cresciuti, tanto da spingere la società a chiedere l'aiuto pubblico. In ballo c'è una richiesta di defiscalizzazione per 490 milioni e un contributo pubblico di 80 milioni a fronte di una concessione prevista ora a 19 anni e mezzo e che invece potrebbe essere allungata fino a 30 anni. Non è scontato che il bonus alla fine arrivi. In base alle linee guida del Cipe il beneficio fiscale può essere concesso solo alle opere non ancora entrate in esercizio. E dunque il taglio del nastro di oggi può rappresentare un ostacolo non facilmente aggirabile.

«La defiscalizzazione è un aiuto concreto alla realizzazione delle grandi opere con capitali privati - dice Pizzarotti - ma finora non è mai stata utilizzata. Non concederla non significa un risparmio per lo Stato. Senza, semplicemente, non si fanno le opere e quindi si rinuncia alle entrate fiscali». Non è il caso della Brebemi, già terminata. «Ma noi abbiamo in corso il progetto della Cispadana in Emilia Romagna», dice Pizzarotti. L'opera vale 1,3 miliardi con una richiesta di defiscalizzazione di 400 milioni (e un contributo pubblico di 180) che senza la concessione del bonus farà fatica a partire. L'opera è peraltro ferma da un anno e mezzo in attesa del parere ambientale. Mentre dovrebbe arrivare entro l'anno prossimo al traguardo dei cantieri la bretella Campogalliano-Sassuolo, destinata ad alleggerire il traffico del distretto della ceramica. «Abbiamo ottenuto l'aggiudicazione definitiva, se tutto andrà come previsto partiremo nel 2015».

Il punto è che spesso si arriva ai cantieri con progetti invecchiati da procedure defatiganti e costi gonfiati da integrazioni e aggiustamenti. «Non è più possibile bandire le gare sul progetto preliminare, bisogna partire da un progetto definitivo», perché tra un passaggio e l'altro «cambia il mondo». Partita con una quota dello 0,1% e l'obiettivo di realizzare i lavori, Pizzarotti ha via via visto crescere («per necessità di equity») la sua quota di capitale in Brebemi fino al 7,4%, in aggiunta al 6,4% in Autostrade Lombarde «con investimento di 68 milioni, non proprio marginale per un costruttore in questo periodo». L'opera ha portato beneficio al bilancio dell'impresa di Parma che chiude il 2013 con un utile di 16,2 milioni e ricavi in crescita del 35,7% a quota 1,16 miliardi. (Mau.S.)

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