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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2014 alle ore 14:46.

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Plamen Oresharski (Reuters)Plamen Oresharski (Reuters)

Dopo la corsa agli sportelli bancari di due delle maggiori banche bulgare, crisi non causata da problemi del sistema bancario ma dalla guerra fra due oligarchi locali, il governo di Sofia è corso ai ripari iniettando liquidità per 1,7 miliardi di euro. Ma l'esborso straordinario per salvare le due banche, la Corporate commercial bank e First investment bank, farà aumentare deficit e debito e soprattutto ha fatto saltare il fragile equilibrio della variegata coalazione guidata dal premier bulgaro, Plamen Oresharski, che ha annunciato le dimissioni in vista delle elezioni politiche anticipate previste il 5 ottobre prossimo.

La crisi bancaria e i suoi costi nel paese più povero della Ue hanno dato il colpo finale all'esecutivo che aveva l'appoggio del partito socialista bulgaro (Bsp) in coalizione con il partito della minoranza turca (Dps), e del partito degli ultranazionalisti di Ataka. Le elezioni anticipate erano state vinte dal partito conservatore Gerb, che però non era riuscito a formare un proprio esecutivo.

Ora il paese balcanico va al voto anticipato in una situazione di estrema incertezza e con forti pressioni russe perché accetti il passaggio, osteggiato da Bruxelles, del gasdotto South Stream nel proprio territorio, per evitare l'Ucraina. La Bulgaria è un altro paese vittima delle rinnovate tensioni geopolitiche tra Mosca e Bruxelles per la questione ucraina e da lotte intestine tra oligarchi.

Così le dimissioni di oggi sono divenute inevitabili dopo il deludente esito elettorale del partito socialista alle europee, vinte dai conservatori del Gerb. Dopo il voto del parlamento di Sofia il governo potrebbe sciogliersi ai primi di agosto. Successivamente, il presidente Rossen Plevneliev nominerà un governo ad interim che dovrà preparare le elezioni anticipate previste per il 5 ottobre.

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