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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2014 alle ore 12:03.
L'ultima modifica è del 24 luglio 2014 alle ore 22:29.

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Arrivano anche in Parlamento i tetti retributivi per i dipendenti. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, riuniti in contemporanea, hanno fissato lo stipendio massimo, relativo ai Consiglieri Parlamentari, in 240mila euro all'anno al netto della contribuzione previdenziale (l'8,8% della retribuzione). La decisione è stata accolta da un lungo e polemico applauso, con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» di numerosi dipendenti di Montecitorio. Forte la presa di distanza della presidente della Camera Laura Boldrini: «il Paese reale è un altro», servono «responsabilità e consapevolezza».

Tetto a 240mila (netti)
Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto dal Dl Irpef. E non varrà però solo per i consiglieri, ossia per i ruoli più remunerati, ma per tutti. La decisione assunta dalle due amministrazioni in maniera congiunta è stata quella di recepire i principi del decreto governativo in base al quale nessun manager pubblico dovrebbe avere uno stipendio più alto del presidente della Repubblica (240mila euro, al lordo delle tasse). Con una differenza: per i dipendenti del Parlamento, dal tetto sono esclusi gli oneri previdenziali pari all'8,8%. Il tetto sarà più basso per le altre categorie, «in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità».

Soglie più basse ancora da definire
Le soglie più basse, quelle delle categorie diverse da quella dei Consiglieri non sono state ancora fissata: è un tema sul tavolo del confronto con le organizzazioni sindacali che parte da oggi, quando verrà concordato un calendario di incontri. Ma sui tetti intermedi i sindacati della Camera annunciano già battaglia. Con i sindacati si parlerà anche dell'obiettivo del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento e della riorganizzazione amministrativa di funzioni e strutture. L'obiettivo è applicare i tetti (passati alla Camera con il no di Edmondo Cirielli di Fdi e l'astensione di Davide Caparini della Lega) entro la fine del 2014. «Chi - spiega la vicepresidente della Camera Marina Sereni - al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il 2017 fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento».

Aperto tema indennità funzione
Resta aperto il tema delle indennità di funzione, aggiuntive al tetto, per le figure apicali dell'amministrazione (il segretario generale, i suoi vice ed i capi servizio). Non sono state ancora determinate, ma non potranno essere superiori al 25% del limite retributivo fissato e non saranno pensionabili. Non si conosce ancora quali saranno i risparmi determinati dalla manovra che recepisce i principi del dl Irpef nelle Istituzioni Parlamentari; si parla di decine di milioni, anche se si è deciso di non fissare in partenza cifre certe «per un confronto maggiore con i sindacati».«Sarebbe stato strano - sostiene Sereni - che il legislatore non adeguasse la propria amministrazione a quella del resto della pubblica amministrazione».

Probabile corsa alla pensione per chi sfora tetto
È presumibile ora una «corsa» alla pensione da parte di chi in Parlamento supera il tetto. Alla Camera rimangono quattro finestre all'anno per andare in pensione, mentre al Senato ce ne sono solo due, peraltro a Palazzo Madama sottoposte ad un contingentamento. La soglia dei 240mila euro più oneri di stipendio alla Camera la superano in diversi: se un consigliere anziano (con 40 anni di servizio) riceve 358mila euro all'anno, bastano 25 anni di servizio per un consigliere per sforare il limite fissato oggi.

Da dipendenti polemico applauso
La decisione odierna è stata accolta da un lungo e polemico applauso, con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» di numerosi dipendenti di Montecitorio, che hanno salutato così l'uscita dei componenti dell'ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione che ha dato l'ok alle linee guida per iniziare la contrattazione sulla applicazione dei tetti salariali. La contestazione più vibrante è stata per la vicepresidente Marina Sereni, che ha la delega sul personale («Bel capolavoro, grazie»!, le è stato urlato nel corridoio dei "busti" da decine di lavoratori); ma gli applausi da sfottò sono toccati anche ai questori ed ai Cinque Stelle Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro.

Boldrini: contestazione sbagliata, Paese reale è un altro
Una contestazione stigmatizzata dalla presidente della Camera Laura Boldrini, per la quale l'avvio della contrattazione per i tagli agli stipendi dei dipendenti Camera è «un passo importante e positivo». Boldrini ha aggiunto: «spiace e rattrista» la contestazione di questa mattina proprio mentre fuori Montecitorio c'era «il Paese reale», lavoratori che chiedono il finanziamento Cig. E ha auspicato «responsabilità e consapevolezza».

Mandato unanime ufficio Presidenza recesso Palazzi Marini
L'ufficio di Presidenza della Camera, riunitosi, come previsto, al termine del voto sul Bilancio interno, ha datto mandato, all'unanimità, all'Amministrazione perché dia attuazione al recesso dai contratti di locazione dei Palazzi Marini, sede attuale dei deputi «semplici», senza incarichi parlamentari. Le stesse strutture saranno quindi liberate dalla Camera, sempre secondo le previsioni, entro 6 mesi.

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