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Addio al carbone: il Sulcis sperimenta l'energia pulita

Le miniere in perdita chiuse entro il 2018. Al loro posto centro di ricerca d'eccellenza. Okay da Roma con trenta milioni di risorse.

4. Sulcis / Il carbone

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Negli ultimi 10 anni la miniera ha estratto un milione tonnellate di carbone, come negli anni 30 se ne estraeva in un anno solo. Il primato recente è stato nel 2012 con la produzione di 302mila tonnellate di carbone.
È un carbone povero, una lignite piena di zolfo che il mercato rifiuta, o accetta a prezzi da svendita.

La miniera dovrebbe estrarre 1 milione di tonnellate di carbone l'anno per andare in pareggio, come ai tempi del potentissimo Cesare Segre, il finanziere ebreo triestino che durante il fascismo guidò l'Acai, Azienda carboni italiani, fino alle leggi razziali. Invece se ne estraggono in media 150mila tonnellate l'anno.
Lo scavo avviene in questo modo: nella "lasagna" di carbone si scavano due gallerie parallele e lontane. Poi tutto quello che sta in mezzo alle due gallerie viene estratto e svuotato dalle macchine mangiacarbone. A mano a mano che le macchine avanzano nella roccia nera, alle loro spalle il soffitto di roccia crolla e chiude con i suoi detriti il vano.
Ogni tonnellata che si estrae, con il carbone si estraggono perdite: 42 milioni di perdite nell'anno più produttivo di minerale e di passività.
C'è un solo cliente, l'Enel, la cui centrale di Portoscuso per accordi deve assorbire tutta la produzione delle miniere (e miscelarne il carbone costoso e solforoso con più economico e pulito carbone d'importazione).

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