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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2014 alle ore 08:12.

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«Tutti gli indicatori generali evidenziano nel 2013 una situazione drammatica per il Mezzogiorno, ma abbiamo anche intravisto segnali di vitalità che possono costituire la leva per una ripresa». Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno e le politiche regionali, commenta la fotografia del Check up Mezzogiorno, ma si spinge con la riflessione fino a oggi. «Nel 1° trimestre l'export del Sud continentale - dice - è cresciuto del 5,6% contro un 1,5% nazionale (sulle isole pesa molto il dato negativo degli idrocarburi). Abbiamo visto i recenti dati nazionali negativi dell'export extra-Ue, ma aspettiamo di vedere se saranno compensati dall'export comunitario. Comunque i settori che hanno mostrato dinamiche positive delle esportazioni sono una priorità su cui lavorare per irrobustire la ripresa, così come una traccia positiva arriva dalla firma di 22 contratti di sviluppo nel Sud avvenuta qualche giorno fa: 700 milioni di investimenti importanti per il consolidamento del tessuto imprenditoriale».
Dite che far ripartire gli investimenti è la priorità per far ripartire l'Italia e, in particolare, il Sud.
Il crollo degli investimenti è una delle patologie che impediscono la ripresa, aldilà del balletto dei decimali. Questo vale per l'intero Paese ma c'è una partita specifica che riguarda il Sud: da una parte sono localizzati lì 130 dei 170 miliardi di risorse Ue e nazionali collegate ai fondi strutturali, dall'altra l'attivazione di investimenti nel Mezzogiorno diventa automaticamente beneficio per il Paese, se è vero che un euro al Sud si traduce in 40 centesimi di fatturato nel centro-nord.
La chiave di volta restano i fondi Ue. L'accordo di partenariato 2014-2020 non è ancora arrivato.
Effettivamente si contava su una chiusura questa settimana che non c'è stata. Penso, però, che il sottosegretario Delrio stia lavorando bene.
Si può fare di più?
Forse quello che si può fare è mandare a Bruxelles i programmi operativi regionali e nazionali, che in buona parte mi risultano in stadio avanzato, senza attendere che si firmi l'accordo di partenariato. Guadagneremmo tempo ed eviteremmo l'intasamento dopo.
C'è un problema più generale che voi avete denunciato con forza: il vincolo del patto di stabilità che rallenta la spesa.
Sì, ci preme che la flessibilità non resti solo un discorso politico o una disputa teorica con Bruxelles ma si trasformi in misure concrete e operative che finora non si sono viste. Sono convinto che già i trattati attuali ci consentono ampia flessibilità, se siamo capaci di portare avanti una posizione determinata e dare, come contropartita, garanzia sulle riforme da fare. Aggiungo che forse utilizzare strumenti che sono già sul tavolo, come quelli che riguardano i fondi Ue, aiuta a trovare sbocchi concreti.
Che valutazione sulla proposta sui fondi 2014-2020?
Abbiamo già dato una valutazione positiva sull'inserimento tra gli obiettivi tematici di temi fondamentali per il sostegno proprio a quelle imprese che danno segni di vitalità: penso alla ricerca, al sostegno all'occupazione, alla competitività. Siamo meno d'accordo su una quota eccessiva di intervento sociale e redistributivo, ma nel complesso la valutazione è positiva purché si tenga conto della priorità da adare allo sviluppo manifatturiero.
Sul rischio di perdita di fondi 2007-2013 c'è chi ipotizza ulteriori riduzioni del cofinanziamento nazionale. Che ne pensa?
Non mi risulta e non penso sia possibile. Ma è evidente che non è accettabile né la perdita di fondi per i ritardi né la rinuncia preventiva a risorse, salvo ovviamente che ci siano situazioni specifiche di emergenza. Vedo invece che c'è un'ipotesi, opportuna, di rivalutazione di 1,5 miliardi del Piano di azione coesione contratto da Barca. Mi colpisce che 800 milioni riguardano amministrazioni centrali. Così come mi risulta che ci siano ritardi fortissimi in Sicilia. Dobbiamo ripetere che è inaccettabile e inimmaginabile la perdita di fondi.
È un'ipotesi che la convince?
Stiamo parlando non di fermare qualcosa che è in corso ma di risorse non sono state neanche attivate e che non hanno possibilità di tradursi in una spinta. Penso sia opportuno. Quanto alla destinazione, si parla di premiare progetti legati all'Expo sull'intero territorio italiano e anche questo mi pare utile a fare dell'Expo un evento nazionale.
Del decollo dell'Agenzia cosa pensa?
È un bel segnale l'indicazione del direttore, che conferma l'impegno di Delrio. L'Agenzia dovrebbe essere operativa subito.
Dovrebbe occuparsi solo dei nuovi fondi o anche dei vecchi?
La sua azione andrebbe ricondotta a un quadro unitario, risorse europee e nazionali, vecchi e nuovi fondi.
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