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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 12:37.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 17:12.

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Un appello per la pace in tutti i focolai di guerra. Papa Francesco si rivolge alle parti in conflitto a Gaza, in Iraq e in Ucraina durante l'Angelus a Piazza San Pietro: «Tutto si perde con la guerra, nulla si perde con la pace, mai più la guerra, penso soprattutto ai bambini ai quali si toglie la speranza, il futuro, bambini morti, bambini feriti, bambini orfani, bambini che giocano sui residui belici e non sanno sorridere, vi prego fermatevi ve lo chiedo con tutto il cuore».

Il riferimento alla Grande guerra
A cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale, «che causò milioni di vittime e immense distruzioni» (un conflitto, che Benedetto XV definì un«inutile strage, e che sfociò, dopo quattro lunghi anni, in una pace risultata più fragile»), Papa Francesco auspica che «non si ripetano gli sbagli del passato, ma si tengano presenti le lezioni della storia, facendo sempre prevalere le ragioni della pace mediante un dialogo paziente e coraggioso».

La tenacia del negoziato
In particolare, il pensiero del pontefice è stato rivolto alle tre aree di crisi: quella mediorientale, quella irachena e quella ucraina. «Vi chiedo di continuare a unirvi alla mia preghiera - ha continuato il Papa - perché il Signore conceda alle popolazioni e alle Autorità di quelle zone la saggezza e la forza necessarie per portare avanti con determinazione il cammino della pace, affrontando ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione».

«Al centro di ogni decisione - ha chiesto il pontefice - non si pongano gli interessi particolari, ma il bene comune e il rispetto di ogni persona. Ricordiamo che tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace».

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