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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2014 alle ore 13:47.
L'ultima modifica è del 28 luglio 2014 alle ore 16:38.

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Vittorio Sgarbi (Ansa)Vittorio Sgarbi (Ansa)

Roberto Maroni e Vittorio Sgarbi chiedono i bronzi di Riace da esporre a Milano durante il periodo dell'Esposizione universale milanese del 2015.

La proposta, hanno spiegato il governatore lombardo e il critico d'arte, è di avere le statue in prestito «anche per un periodo limitato di due mesi» in cambio di «due dipinti di Caravaggio» che potrebbe cedere temporaneamente il Fec al museo di Reggio Calabria. «Devo incontrare mercoledì il ministro Franceschini per discuterne», ha riferito Maroni che ha scelto Sgarbi come ambasciatore Expo per le belle arti.

Il critico d'arte, dal canto suo, é stato durissimo sostenendo che i bronzi sono «ostaggio della 'ndrangheta» degli interessi delle istituzioni locali e del «pregiudizio che siano inamovibili». «Non c'è nulla di più movibile dei bronzi», ha affermato.

La scelta di Vittorio Sgarbi come «ambasciatore delle belle arti» per Expo da parte della giunta lombarda di Roberto Maroni si affianca a quella del ciclista Felice Gimondi per lo sport, Philippe Daverio per la cultura, Carlo Cracco per il cibo e Gaetana Iacono per il vino.

Bisogna «far sì che non sia l'Expo degli ignoranti», ha subito attaccato il critico d'arte, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia con Maroni. Sgarbi è stato nominato dalla giunta lombarda, ha spiegato il governatore, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Palazzo Bagatti Valsecchi con l'indicazione «non vincolante» di farne il presidente. «Svolgerò l'incarico a titolo gratuito», ha sostenuto l'ex assessore alla Cultura del Comune di Milano.

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