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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2014 alle ore 18:28.
L'ultima modifica è del 29 luglio 2014 alle ore 18:29.

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«L'Ucraina è pronta a iniziare un piano di pace subito con i ribelli filorussi», ma gli Stati Uniti, dal canto loro, imporranno sanzioni più estese se «la Russia non cambierà». Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry, in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri ucraino, Pavlo Klimkin, dopo l'incontro tra i due nella sede del dipartimento di Stato a Washington. Kerry ha sottolineato che «i separatisti devono far accedere gli investigatori al luogo del disastro aereo. Sono passati già dieci giorni e i ribelli lo impediscono. È un comportamento inaccettabile». I ribelli, ha aggiunto Kerry, «hanno mostrato un disprezzo sconvolgente per la decenza umana». Quanto a Mosca
«continua a mandare armi e missili all'interno dei confini ucraini». E ci sono «prove evidenti» del fatto che i militari russi abbiano sparato contro le forze del governo di Kiev.

Armi nucleari, lettera di Obama a Putin
E mentre Stati uniti e Russia sono in pieno gelo per la questione ucraina, da Washington è stato aperto un nuovo fronte polemico con Mosca: il presidente Barack Obama ha inviato a Vladimir Putin una lettera nella quale denuncia la più grave violazione del trattato sul controllo delle armi nucleari (INF) firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov in una delle tappe miliari nel superamento della guerra fredda.

Un alto funzionario statunitense ha affermato che la violazione, che gli americani dicono essere stata accertata in un rapporto di quest'anno, è «questione gravissima che noi abbiamo tentato di gestire con la Russia». Washington s'è detta disponibile a discutere quanto ha appurato con Mosca «immediatamente» in colloqui di alto livello. Ha inoltre precisato che il Congresso Usa e gli alleati dell'America sono stati avvertiti.

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