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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 18:22.
Bisogna tornare indietro di sei anni, a un mondo che non c'è più perché cancellato dalla più grave crisi economica della storia democratica spagnola, per trovare un ritmo di crescita tanto elevato dell'economia del Paese. Nel secondo trimestre il Pil di Madrid è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. Il dato dell'Istituto nazionale di statistica conferma (anzi migliora) le stime della Banca centrale e del governo oltre che le previsioni del Fondo monetario. Ma soprattutto ribadisce che la ripresa della Spagna si sta consolidando. Tanto da far registrare i primi effetti positivi anche sul mercato del lavoro.
Dopo l'incremento dello 0,4% nel primo trimestre, l'aumento dello 0,5% raggiunto tra aprile e giugno porta la proiezione di crescita per l'intero 2014 all'1,2% del Pil. Per il governo l'economia potrebbe addirittura espandersi «dell'1,5% quest'anno e del 2% nel 2015», come ha spiegato il ministro dell'Economia, Luis de Guindos, due giorni fa.
Nella breve nota di commento, l'Ufficio di statistica spiega che la fase di espansione è proseguita nel secondo trimestre dell'anno grazie alla spinta della domanda interna, a sua volta favorita dal miglioramento delle aspettative della famiglie. Mentre il contributo delle esportazioni al Pil è stato più che annullato dal forte incremento delle importazioni.
La Spagna uscita da due anni di recessione nella seconda metà del 2013 e con quattro trimestri consecutivi in progresso sembra essere l'economia dell'Eurozona che si sta riprendendo con maggiore velocità. Anche se è inevitabile dimenticare alcuni numeri che danno la dimensione di come il Paese sia rimasto segnato dalla crisi. Il tasso di disoccupazione resta vicino al 25%, con un triste primato continentale da condividere solo con la Grecia. Il deficit pubblico nonostante i tagli alla spesa e le manovre del governo di Mariano Rajoy supera ancora il 6% del Pil. E il debito pubblico che nel 2008 valeva il 40% del Pil oggi sfiora ormai il 100% del prodotto interno lordo.
«C'è ancora molto da fare, ci sono ancora dati che mostrano quanto sia difficile superare la crisi. ma l'accelerazione dell'attività economica che abbiamo osservato nel secondo trimestre confermano la nostra previsione secondo la quale il vento contrario della fase post-crisi sta diminuendo. Di più, pensiamo che questi risultati mettano la Spagna nelle condizioni di superare i dati di crescita della germania e dell'Eurozona nella seconda metà dell'anno», spiega Timo del Carpio, di Rbc Capital Markets.
«Si conferma il rafforzamento della ripresa con una crescita sostenibile perché dovuta in larga parte agli investimenti delle imprese industriali in capacità produttiva», commenta Miguel Cardoso Lecourtois, del Banco Bilbao a Madrid.
La crisi sarà davvero dietro alle spalle quando anche il mercato del lavoro riprenderà a correre. Ci vorranno più di dieci anni per tornare ai livelli precedenti alla crisi quando la Spagna aveva un tasso di disoccupazione intorno all'8%, pari a quello della Germania. I primi segnali incoraggianti sono già nei numeri ufficiali. L'economia spagnola nell'ultimo anno ha creato più di 500 posti di lavoro al giorno per un totale di oltre 190mila nuovi occupati complessivi. Il fondo sembra essere stato toccato nel 2013. I disoccupati sono ancora 5,6 milioni, tantissimi ma mai così pochi in spagna dalla fine del 2011. «Si stima un aumento netto dell'occupazione, per il terzo trimestre consecutivo, che porterebbe - scrive la Banca centrale spagnola - un ritorno a un tasso annuale positivo, vicino allo 0,4%, per la prima volta dal 2008» Con un ulteriore progressione dell'1,4% per il 2015 e come risultato della moderazione salariale ancora in atto oltre che del livello di flessibilità raggiunto dal mercato del lavoro.
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